{{IMG_SX}}Perugia, 28 febbraio 2009 - "La notte tra il 5 e il 6 novembre sono stato per lungo tempo in Questura. Più volte ho chiesto e fatto presente alla polizia che volevo contattare mio padre. Volevo perlarci in qualsiasi modo, ma loro me lo hanno negato. Ho chiesto anche, in alternativa, di poter sospendere il verbale e chiamare un avvocato. Ma anche questo mi è stato negato". Queste le parole di Raffaele Sollecito nel corso di una dichiarazione spontanea durante il processo per l'omicidio di Meredith Kercher.

 

Sollecito poi ha aggiunto: "Non voglio fare accuse, ma ho sentito cose imprecise e vorrei fare alcune precisazioni chiarendo dei particolari. Anche quando sono stato portato in carcere sono stato messo in una cella e non ho potuto parlare con nessuno - ha proseguito Sollecito - nè con mio padre nè con un avvocato, fino a quando non sono comparso davanti al gip Matteini". Il giovane pugliese ha ribadito che durante l'interrogatorio gli hanno chiesto di togliersi le scarpe: "Mi hanno tenuto di fatto a piedi nudi per tutta la notte fino al mattino successivo (quando hanno perquisito casa mia). Mi hanno lasciato scalzo senza spiegarmi il motivo e nessuno mi ha parlato di impronta".

 

Raffaele ha voluto fare delle precisazioni sul suo uso di droghe. "Riguardo alla questione delle confidenze fatte ad Amanda su un mio uso di sostanze stupefacenti oltre all'hashish confermo che questa confidenza c'è stata e riguardava quello che io definisco un 'esperimento' di quando avevo 17-18 anni. Sono passati diversi anni e non ho più toccato niente di simile. Mi sono reso conto dell'errore fatto fatto all'epoca. Ogni tanto ho fatto uso di cannabis, lascio a voi le conclusioni".