{{IMG_SX}}Perugia, 28 febbraio 2009 - "Amanda Knox mi disse 'ti voglio fare un regalo'''. Queste le parole  dell'ispettore capo della squadra mobile di Perugia Rita Ficarra che ha ricostruto davanti alla Corte d'assise la consegna di un memoriale nel quale la giovane americana riferiva alcuni particolari dell'omicidio di Meredith Kercher. Poche ore prima la studentessa aveva accusato Patrick Lumumba (poi prosciolto) dicendo in lacrime: ''e' lui, e' stato lui...''.

 

Il funzionario della polizia si è soffermata in particolare sulla notte tra il 5 e il 6 novembre del 2007, quella in cui Amanda e Raffaele sono stati sottoposti a fermo. ''Non era stata convocata - ha detto la Ficarra - ma venne ugualmente perchè avevamo chiamato il fidanzato Raffaele Sollecito. La trovai nell'anticamera della squadra mobile che faceva il ponte, la spaccata e la ruota. Faceva vedere la sua abilità ginnica''. L'ispettore ha quindi detto che quando alla Knox venne fatto il nome di Lumumba in riferimento a un sms trovato sul suo cellulare lei ''si mise a piangere, si mise le mani in testa e cominciò a scrollarla''.

 

''Disse - ha aggiunto Ficarra - 'è stato lui'. Sospesi il verbale e informai l'autorità giudiziaria''. La mattina del 6 novembre, intorno a mezzogiorno, quando alla Knox venne notificato il decreto di fermo in lingua inglese
chiese - ha riferito la testimone - penna e fogli. ''Si mise a scrivere chiedendomi poi di leggere quel foglio prima di accompagnarla in carcere perchè voleva che avessi le idee più chiare su quanto successo''. Ficarra ha sottolineato che la Knox ''non subì mai minacce o violenze''. ''Venne trattata - ha aggiunto - con fermezza ma con
cordialità''.

 

Nel corso della precedente testimonianza della dirigente della sezione omicidi Monica Napolenoni era tra l'altro emerso che sul cuscino trovato sotto al corpo della vittima venne individuata un'impronta di scarpa femminile, di numero 36-38, mai attribuita con certezza.