{{IMG_SX}}Perugia, 7 febbraio 2009 - La presunta arma del delitto, un coltello trovato a casa di Sollecito con le impronte di Amanda Knox e Meredith Kercher, è stata al centro della terza giornata di processo sulla morte della ragazza inglese. Questa mattina è stata la volta di Filomena Romanelli, la coinquilina di Meredith e Amanda. "Lei sa dirmi se questo coltello fa parte della dotazione della vostre cucina?": chiede il Pm Giuliano Mignini. La Romanelli osserva attentamente e afferma che quel "coltello a casa nostra non l'ho mai visto".

 

Una testimonianza che combacia pefettamente con le tesi dell'accusa: quell'arma bianca fu portata dai killer e non fu trafugata nella casa. Se fosse tutto confermato perderebbe colpi l'ipotesi del ladro che sorpreso da Meredith ha cercato di tamponare quella scoperta improvvisa. I Pm hanno chiesto poi alla testimone se fosse stata a conoscenza di una cena o di un pranzo dove gli ex fidanzatini avevano inviato la loro compagna Meredith. "Da quello che so escluderei questa ipotesi": ha affermato la Romanelli.

 

Altra risposta importante - e da controverificare - perchè escluderebbe una contaminazione casuale, amichevole. Sulla presunta arma del delitto il materiale genetico di Amanda è stato trovato sul manico, mentre sulla lama c'è traccia genetica di Meredith. Per la difesa la contaminazione del reperto avvenne in laboratorio e lo dimostrerebbe la pochezza del materiale genetico.

 

Filomena Romanelli ha poi parlato della tragica mattina del 2 novembre: "Fui avvisata da una telefonata da Amanda che in inglese mi diceva che qualcosa non andava. C'era del sangue sul pavimento. E che avrebbe avvisato Raffaele. Non mi preoccupai subito, anche quando mi disse che non aveva notizie di Meredith".