{{IMG_SX}}Perugia, 6 febbraio 2009 - "Siamo soddisfatti perché ci abbiamo sempre creduto. La svolta è arrivata con l’opposizione alla richiesta di archiviazione, il giudice ha disposto nuove indagini che hanno consentito di chiarire quale era la verità sia sulla morte di Guglielmo che di Giampaolo". E’ Stefano Bagianti, il legale della famiglia Mommi a parlare il giorno dopo la richiesta di rinvio a giudizio per Simonetta Perugini, 45 anni nata a Cortona ma residente a Castiglione del Lago, la compagna di Giampaolo Mommi accusata degli omicidi premeditati di padre (deceduto il 15 maggio 2001) e del figlio (scomparso il 31 maggio dello stesso anno).

 

"Per Guglielmo - spiega ancora Bagianti - il supplemento di accertamenti ha fornito una serie di elementi di gravità assoluta. Per Giampaolo manca il corpo ma ci sono elementi che danno per certo che non si è trattato di un allontanamento volontario ma di un atto criminoso, attendiamo il prosieguo della vicenda". E infatti tra le fonti di prova indicate dal pm Tullio Cicoria - che ha ereditato il fascicolo da un altro magistrato - ci sono proprio gli esiti della perizia medico-legale eseguita nel corso di un incidente probatorio.

 

Quando il cadavere di Guglielmo venne riesumato e i medici stabilirono che nel decesso fu determinante l’assunzione, senza motivo e per un lungo periodo di tempo un farmaco - Melleril - che perlatro comportava di per sé molteplici effetti collaterali nocivi cardiaci anche in dosi terapeutiche. Le indagini avrebbero poi appurato che a somministrare quel farmaco all’anziano altri non era che Perugini. Per l’accusa fu avvelenato.

 

Più complesso il delitto di Giampaolo. La procura ha indicato tra le ‘prove’ contro l’imputata - che dovrà comparire davanti al gup il prossimo 2 marzo - anche i tabulati telefonici dai quali risulta che parlò con il compagno successivamente al giorno in cui disse di averlo accompagnato alla stazione di Orvieto: sarebbe stata l’ultima volta che lo vide e sentì. Ci sono poi le testimonianze, anche dei dipendenti dell’azienda agricola che i due gestivano a Castiglione del Lago che riferirono i comportamenti anomali della donna: dopo la scomparsa di Giampaolo fece sotterrare l’auto e bruciò i suoi effetti personali e alcuni documenti.

 

Nel processo entrerà anche la causa civile ancora in corso tra i parenti dei Mommi e Perugini alla quale padre e figlio intestarono i beni: l’azienda agricola e alcuni terreni sia agricoli che edificabili. Secondo la procura il possibile movente del duplice delitto è proprio da ricercare nelle questioni economiche. Sarà ora il giudice Massimo Ricciarelli a stabilire se gli elementi portati dall’accusa sono sufficienti per disporre un processo nei confronti della donna.