{{IMG_SX}}Perugia, 5 febbraio 2009 - Dopo le schermaglie preliminari del 16 gennaio, il procedimento entra nel vivo con la deposizione dei primi testimoni d'accusa. Nove quelli chiamati a deporre domani davanti alla Corte d'assise di Perugia dai pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi che hanno coordinato l'inchiesta della polizia. I magistrati vogliono ripercorrere dall'inizio l'intera vicenda.

 

A cominciare dagli accertamenti sui due telefoni cellulari di Meredith (uno con scheda inglese e l'altro con la sim italiana intestata a una sua coinquilina) ritrovati la mattina del 2 novembre nel giardino di un'abitazione di via Sperandio, non lontano da via della Pergola dove si trova il casolare teatro dell'omicidio. Per quella che si è poi rivelata solo una coincidenza, alla proprietaria di quella casa la sera prima era giunta una telefonata che annunciava la presenza in bagno di una bomba, uno scherzo hanno accertato gli investigatori. Così quando i telefoni di Mez vennero trovati nel giardino furono subito affidati alla polizia postale e due agenti si recarono in via della Pergola per riconsegnarli.

 

Domani saranno ascoltati tutti e due dalla Corte d'assise così come la donna e i suoi due figli. Dal verbale redatto dall'ispettore e dall'assistente capo della polizia postale emerge che i due giunsero alla casa alle 12.35
trovando già lì Raffaele e Amanda (che viveva insieme alla vittima e a due italiane), i quali riferirono di avere già chiamato i carabinieri ritenendo che qualcuno fosse entrato in casa da una finestra trovata con il vetro rotto (secondo i pm si è trattato invece di un tentativo di sviare le indagini da parte degli imputati processati anche per simulazione di reato). Poco dopo arrivarono una delle coinquiline italiane (che aveva trascorso fuori la notte precedente mentre la quarta non era proprio a Perugia), una sua amica e i loro fidanzati. I quattro, tra domani e sabato, ricostruiranno quei momenti davanti ai giudici perugini.

 

Dall'indagine è comunque emerso che proprio la giovane affermò che dalla sua camera non mancasse nulla
e insieme agli altri si accorse della porta della camera di Mez chiusa a chiave
. E fu sempre lei a far notare che la giovane inglese non si separava mai dai suoi telefoni cellulari per essere sempre rintracciabile dalla madre, malata. Dal verbale degli agenti della postale emerge che la porta della camera di Meredith venne abbattuta verso le 13.15.

 

''L'interno veniva trovato completamente a soqquadro, - scrivono gli investigatori - con un'ingente quantità di sangue a terra e numerose macchie sul muro, da una trapunta al centro della stanza si scorgeva un piede, venivano anche notati un paio di jeans e gli indumenti intimi sparsi sul pavimento''. Momenti che saranno ricostruiti in aula durante la deposizione del giovane italiano fidanzato di Mez.