{{IMG_SX}}Perugia, 19 ottobre 2008 - Alla fine è ergastolo. Rudy Guede merita il massimo della pena per aver partecipato all’omicidio di Meredith Kercher: accoltellata alla gola dall’amica-coinquilina Amanda Knox, mentre il fidanzato Raffaele Sollecito e lo stesso ivoriano la trattenevano per le braccia, tentando di persuaderla ad un gioco sessuale al quale la studentessa voleva in ogni modo di sottrarsi. Sono le 16.35 quando i pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi concludono 5 ore di requisitoria e scandiscono al giudice Paolo Micheli quel "fine pena mai" per l’imputato ivoriano e la richiesta di rinvio a giudizio per gli "assassini della porta accanto".

 

Per Guede, giudicato con l’abbreviato, la pubblica accusa ha formalmente chiesto ergastolo e isolamente diurno, pena che scontata di un terzo, come previsto dalla scelta del rito, diventa ergastolo secco. Perché Rudy era con loro ed ebbe un ruolo dinamico nel delitto, ad avviso dei pm. Il movente è sessuale (ma Mez fu anche derubata) con richiami alla tradizione di Halloween: "I tre e soprattutto Sollecito, erano dipendenti dalle suggestioni ‘culturali’ erotico–omicide e quella notte era ancora la giornata della Festività dei Santi, ‘erede’ cattolica del capodanno celtico Samhain".

 

Quella sera Rudy, Amanda e Raffaele "agiscono sotto l’effetto di sostanze stupefacenti". Entrano nella casa del delitto insieme poco dopo che Meredith era tornata dalla cena con le amiche. Prima, probabilmente, Amanda "l’invidiosa" litiga con Mez. Solo dopo le 21.30, nel canovaccio del delitto tracciato dai pm, iniziano le violenze. "Probabilmente Amanda, che Rudy cercava sempre di compiacere, lo avrà istigato ad ‘ammorbidire’ la ragazza inglese e a prepararla per il gioco erotico violento... mentre Amanda si ‘dedicava’ a Raffaele. E’ quando l’azione di Rudy fallisce per l’energica resistenza della vittima che i tre si infuriano e passano all’azione violenta". Minacce e lesioni "che durano a lungo". Ed eccolo il drammatico film di quei momenti: "Meredith è inginocchiata davanti all’armadio. Rudy le immobilizza il braccio sinistro, tenendo la manica della felpa (dove è stato trovato il suo dna, ndr.) mentre con la destra cerca di violentarla. Sollecito la tiene immobilizzata dall’altra parte (in quel momento le deforma il gancetto del reggiseno dove rimarrà impresso il suo dna). Amanda è di fronte a lei e la punzecchia al collo col coltello da cucina. Meredith tenta di sfuggire e di respingere con la mano destra la lama utilizzata da Amanda, e si ferisce. Sollecito le stringe il braccio destro per bloccarla e questo spiega le ecchimosi. La situazione precipita: Amanda affonda la lama nel collo di Meredith". Mez "getta un ultimo grido disperato". Quello udito da una testimone chiave dell’inchiesta.

 

Il resto di quella drammatica notte sono i tre che scappano 'contemporaneamente' dopo aver coperto il cadavere con il piumone: "è il bisogno - dice il pm - di negare a se stessi un delitto così grave, che presuppone un rapporto di amicizia...". Una ricostruzione alla quale gli inquirenti sono arrivati grazie alla testimonianze e alle prove raccolte dalla Scientifica che le difese avevano tentato di attaccare. "Mancando il bersaglio", attacca il pm Comodi in un meticoloso commento dei risulati biologici. "E’ la dottoressa Patrizia Stefanoni della polizia scientifica la vera supertestimone di questa indagine", spiega il magistrato che nega ogni possibile contaminazione, a meno di non voler seguire le difese nelle "poco velate insinuazioni su una possibile contaminazione volontaria del reperto". "Dai riscontri scientifici emerge esattamente come è stata uccisa la povera Mez", afferma l’avvocato Francesco Maresca, che rappresenta i familiari della studentessa. Usciti dall’aula i legali di Sollecito - Giulia Bongiorno, Maori e Brusco - insistono.

 

"C’è stata contaminazione, manca la prova della conoscenza tra i tre". Gli avvocati di Guede, Biscotti e Gentile, restano composti: "Rudy non ha ucciso Meredith. Lo dimostreremo". "Non ci sono prove, come non ci sono elementi certi", criticano Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova.