{{IMG_SX}}Perugia, 15 ottobre 2008 - I consumatori umbri hanno vissuto ieri una giornata da brividi, con il terrore di aver mangiato cibo avariato. Una ‘bomba’ era piombata in mattinata sul’Umbria, bomba che però aveva l’innaturale, tranquillizzante forma della mozzarella. O di una fetta salame. O, magari, l’inconfondibile profumo della ricotta fresca. Che, invece - e qui stava l’'esplosivo' - fresca non era affatto. Anzi, era talmente avariata da convincere i dipendenti di un deposito di una notissma azienda, la Galbani, a rivolgersi prima ai propri dirigenti, poi a presentare un esposto in procura rivelando di essere costretti a falsificare (posticipandole) le date di scadenza dei prodotti. Altro che brividi. E questo è l'inizio della giornata.

 

Manco a dirlo, subito il Ministero del Lavoro della salute e Politiche sociali ha disposto ispezioni dei carabinieri del Nas e della Asl nel deposito 'incriminato', ovvero quello della Galbani di Ponte San Giovanni a Perugia. Perché lì, nel 2005, a metà novembre, alcuni dipendenti si sarebbero rivolti (e rivoltati) ai dirigenti del magazzino perché stufi di essere costretti a contraffare le date di scadenza dei prodotti.

 

"Ci risulta la segnalazione fatta da un dipendente ai dirigenti - spiega Vincenzo Sgalla, segretario generale umbro della Flai (alimentaristi), ma se poi abbia avuto seguito in procura non ne abbiamo notizia. Il lavoratore che l'ha fatta è andato in pensione poco dopo e non sappiamo se e come la vicenda possa essere andata avanti". Allora, 'i' dipendenti diventano uno. E l’esposto parrebbe non esserci. Anche perché in procura non risulta: e dal 2005, vista anche la delicatezza del tema, viene difficile immaginarlo restare in un cassetto a prendere polvere. Ancora: se fosse stato presentato in un’altra procura (cosa possibilissima), la magistratura perugina ne sarebbe stata informata 'per competenza' e perché, di certo, le sarebbero stati delegati atti di indagine.

 

Nel frattempo, nello stabilimento di Ponte San Giovanni, i militari del Nas e i tecnici della Asl hanno fatto il loro lavoro (che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha definito nel pomeriggio "tempestivo e efficace"). Il risultato, bisogna dirlo subito, è più che confortante: tutti i controlli hanno dato esito negativo. Quindi non è stato rilevato nulla di anomalo, tale da preoccupare i cittadini-consumatori. Anche la situazione igienica viene definita nella norma dagli esperti.

 

Una relazione è stata subito inviata dal responsabile del servizio, Osvaldo Menghinelli, a Regione e ministero della Salute. Il deposito perugino della Galbani tra l’altro è è cosiddetto di ‘transito veloce’. Ovvero: la merce vi arriva nelle prime ore della giornata per poi ripartire dopo poco tempo, senza essere toccata. Il servizio di igiene degli alimenti di origine animale della Asl non ha riscontrato situazioni da far potizzare alcuna irregolarità.

 

Tutto scritto, in una relazione inviata alla Regione e al ministero della Salute. Con la Galbani che chiude la giornata rassicurando i consumatori: un banner a intermittenza che si illumina sul sito ‘porta’ a un comunicato che garantisce l’affidablità dei propri prodotti nel nome dei cento anni di 'qualità e dedizione'. Perché, dopo il vino al metanolo, i polli con l’aviaria, il latte alla melamina, le mucche pazze, dei formaggi 'scaduti e riciclati' l'Umbria non ha proprio bisogno.