Pensioni, bonus di 80 euro e uscite flessibili. Il governo apre il tavolo

Oggi il confronto con i sindacati. La scelta tra importi ridotti o prestiti

Il ministro Giuliano Poletti

Il ministro Giuliano Poletti

Roma, 24 maggio 2016 - E' lungo il menù predisposto sul tavolo del primo summit governo-sindacati su pensioni flessibili e dintorni, in programma oggi al ministero del Welfare con il ministro Giuliano Poletti e il sottosegretario alla Presidenza Tommaso Nannicini. Ma, se lo stesso premier Matteo Renzi rimette in gioco anche gli 80 euro per i pensionati, l’ultima novità che filtra dal Ministero dell’Economia è che l’Ape, l’Anticipo pensionistico, potrebbe assumere due versioni: o quella dell’assegno con penalizzazioni o quella del prestito, con la scelta affidata al singolo pensionando. E questo mentre, nelle scelte, pesa comunque anche il monito del Fmi che chiede di «non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico».

Non è detto, però, che la carta dell’opzione verrà calata fin da subito al tavolo negoziale. Anzi. Come è di rito in questi confronti, a tenere banco sono soprattutto le posizioni più consolidate. In cima alla lista della trattativa è sicuramente la flessibilità in uscita. Un punto sul quale le pressioni di Cgil, Cisl e Uil sono intense da mesi. Il dossier è aperto a diverse soluzioni. Il governo ha messo in campo l’Ape, con l’intenzione di partire, per l’anno prossimo, con le prime classi di età 1951-’53 con penalizzazioni differenti a seconda che si tratti di un disoccupato o di scegliere di uscire prima dal lavoro, come la nonna che decide di restare a casa con il nipotino, citata più volte ad esempio da Renzi. «Non possiamo trattare nella stessa maniera – spiega il ministro Giuliano Poletti - un disoccupato che ha perso il lavoro e un lavoratore che teoricamente potrebbe arrivare alla pensione avendo un suo reddito da lavoro». Lo stesso premier ha parlato di una penalizzazione che potrebbe variare tra l’1% e il 3% annuo, anche arrivando al 4% per chi ha assegni più elevati. Il tutto in un meccanismo di prestito pensionistico che coinvolgerebbe governo, Inps, banche e assicurazioni.

Questo schema, però, come accennato, potrebbe diventare meno oneroso se la penalizzazione non venisse sommata alle rate di rimborso del prestito stesso: è la possibilità che emerge dalle ultime indiscrezioni. Anche se proprio il vice-ministro dell’Economia, Enrico Morando, insiste: «Non abbiamo risorse enormi per la flessibilità». 

I leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Anna Maria Furlan e Carmelo Barbagallo, da parte loro, fanno sapere di aspettarsi «la disponibilità a discutere della nostra piattaforma». Una piattaforma – di revisione della riforma Fornero - nella quale chiedono di distinguere tra i diversi lavori, di riconoscere la flessibilità a partire dall’età minima di 62 anni per tutti e, accanto, di prevedere la pensione anticipata con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, senza penalizzazioni. I temi del confronto, comunque, vanno oltre la flessibilità in uscita. Così, se Renzi rilancia l’estensione degli 80 euro ai pensionati («E’ una misura che stiamo studiando. Occorre vedere quali fasce andare a prendere»), Nannicini e Poletti intendono aprire anche il capitolo decontribuzione 2017, o con la proroga riveduta e corretta degli sgravi esistenti o con il taglio strutturale del cuneo fiscale e contributivo sulle nuove assunzioni stabili. 

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