Pedofilo allo stabilimento balneare. Le immagini dei bimbi nella rete

E' soprattutto su un camionista di Prato che si concentra l’attenzione della procura di Pisa dopo la trasmissione degli atti dai magistrati di Firenze. Sotto choc famiglie pisane e livornesi

Violenza su minori

Violenza su minori

Firenze, 25 luglio 2015 - C’è una squallida storia di pedofilia che dal pc del più classico degli insospettabili porta dritta al litorale pisano. Ci sono immagini di bimbi scambiate nelle chat più perverse, con commenti aberranti su quanto quegli innocenti avrebbero dovuto subire. Ma ci sono anche poliziotti che prima si sono insinuati in quella rete, hanno esplorato quei luridi canali di file-sharing e poi hanno arrestato questi soggetti. Ed è soprattutto su uno di questi, S.G., camionista di Prato, che si concentra l’attenzione della procura di Pisa dopo la trasmissione degli atti dai magistrati di Firenze. Perché è nel suo computer, sequestrato e passato al setaccio degli agenti del compartimento regionale della polizia postale dopo il suo fermo (avvenuto nel 2014 per detenzione di materiale pedopornografico), che sono state trovate, in un archivio sterminato, immagini scattate con il telefonino a bambini che frequentavano uno stabilimento balneare della zona di Tirrenia nell’estate del 2013. Ma non solo. Quelle immagini – alcune delle quali ritraevano i bimbi, tutti maschietti, con il costume abbassato – sono state l’oggetto di alcune conversazioni con altri pedofili, in cui il camionista descriveva di quale attenzione sarebbe stato oggetto il bambino della foto. Ed è così che, incrociando tutte le informazioni contenute in quei computer, che i poliziotti sono risaliti allo stabilimento balneare della zona di Tirrenia.

UN’INDAGINE delicata per violenza sessuale su minori, condotta sotto traccia prima per identificare quel preciso stabilimento balneare e poi, compito ancora più difficile, per dare un nome (ma soprattutto un cognome) a quelle faccine che si sospetta siano state oggetto delle molestie del pratese. I colloqui delle chat lasciano poco spazio all’immaginazione. «L’ho portato sul canotto», «sono stato in bagno con lui», «siamo andati dietro le dune» sono le descrizioni delle situazioni che il pedofilo si sarebbe creato nella stagione estiva passata in questo bagno, camuffandosi dall’amico dei bambini sempre disponibile a giocare, magari conquistando anche la fiducia di qualche genitore che non pensava certo che dietro l’immagine di facciata di un single di mezz’età che porta in villeggiatura la mamma, potesse nascondersi un orco. Una decina di famiglie pisane e livornesi sono state adesso convocate in procura a Pisa, i loro figli sentiti, con tutti gli accorgimenti del caso, per provare a cristallizzare i ricordi di eventuali abusi subìti. Non è un compito facile, anche se gli inquirenti sono coadiuvati da un’equipe di psicologi, perché all’epoca dei fatti, questi bambini avevano dai 6 agli 8 anni. E forse hanno cercato di rimuovere i ricordi di giochi niente affatto divertenti.