Pd, la colla che non c'è

Il commento

Firenze, 8 febbraio 2016 - Il partito della nazione? Un fantasma. Io mi occupo di cose serie. Così Renzi liquida l’accusa rivoltagli dal redivivo Walter Veltroni alla scuola di partito di Roma. A onore di Renzi va detto che la questione come posta da Veltroni era a dir poco contraddittoria. Prima l’ex segretario dice che allearsi con tutti è indicativo di una vocazione neominoritaria. Ma perché mai, a meno di ipotizzare che il Pd raggiunga da solo il 50% dei voti?

Poi rigetta come inquinanti le "immissioni" nelle file del partito, quelle che i leader della sinistra interna temono a loro danno alle politiche di fine legislatura. Meglio perdere che perderci, conclude Veltroni. Questo è un classico della sinistra italiana. Ora si sa che in politica uno più uno può non fare due; anzi, il risultato finale può essere anche inferiore alla somma delle due unità.

Ma delle due l’una. O si ipotizza che questo partito a vocazione maggioritaria conquisti da solo la maggioranza assoluta. Ma sarebbe come dire che la sinistra è maggioritaria in Italia e questo è contraddetto dalla realtà del paese.

Ovvero bisogna andare a cercare i consensi altrove. Dicono le vestali del partito a vocazione maggioritaria: i consensi si trovano con le politiche. Poi, lo stesso Veltroni aggiunge che il Pd deve essere un partito aperto.

Facile a dirsi e difficile a farsi perché quella stessa sinistra che minaccia scissioni si opporrebbe, come già ha fatto, a scelte aperturiste verso il consenso centrista. Basta vedere quanta intransigenza autolesionistica impegna sulla questione delle adozioni delle coppie omosessuali. È un classico esempio nel quale l’intransigenza produce isolamento e fa rischiare la sconfitta. L’abile mossa dell’ultimo minuto di Grillo lo conferma.

Semmai è da imputare a Renzi di non essere stato coerente fino in fondo col disegno del partito della nazione. E dire che la congiuntura politica gli era favorevole perché con Forza Italia ridotta ai minimi termini e la destra in frantumi si sono aperte praterie davanti a quel disegno politico. Il suo vero problema è che l’altro partito della nazione, la Dc, che ha governato l’Italia per cinquant’anni, aveva un collante interno potente che ostacolava le scissioni, il principio dell’unità dei cattolici. Il Pd invece soffre della tradizione della sinistra socialista italiana, che è fatta di scissioni. A meno che l’Italicum non salvi capra e cavoli.

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