Giovedì 18 Aprile 2024

"Patriarca fetido, filippino razzista". I nuovi mostri secondo Corrado Guzzanti

L’attore protagonista della commedia “Ogni maledetto Natale” di Silvio Danese

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TORINO, 23 NOVEMBRE 2014 - CHE MAL di pancia, la satira sta male. Il re è nudo più che mai, anzi sta in mutande. Dunque, ci pensa da solo. Basta guardarlo. Corrado Guzzanti dice: momento brutto. Però, poi, tira fuori un paio di personaggi che fanno ancora curriculum, e che personaggi, tra Lorenzo, Vulvia, Aniene e Rokko Smitherson. Nella commedia grottesca “Ogni maledetto Natale”, diretta dal trio Ciarrapico, Torre & Vendruscolo (gli autori di “Boris”), in anteprima a Torino 32 (al cinema da giovedì), è Sauro, il fetido zio della rozza famiglia di boscaioli laziali Colardo, maneschi e armaioli, ed è anche il maggiordomo filippino Benji nella dimora della casata di industriali Marinelli Lops, nevrotici e dipendenti dal denaro. Antipodi di estrazione e cultura, sono i parenti di due ragazzi innamorati, ma stanno sulla stessa barca: l’Italia oltranzista e razzista dei clan. Un solo cast per le due famiglie: Pannofino, Giallini, Mastandrea, la Morante, la Guzzanti Caterina.

I nuovi mostri?

«Quello che vediamo in giro. Per certi versi è già tutto pronto. È tutto già “spappato”. Non è una situazione felice per la satira. La mia impressione è che aggiungere qualcosa a quello che è sotto gli occhi di tutti è difficile. La realtà è già autodotata. Negli anni la politica ha perso qualsiasi idealità, da Berlusconi a Monti. Anche prendere un deputato e metterlo sotto torchio, be’ sembra di sparare sulla Croce Rossa».

Crozza con Razzi?

«Ecco. Io ho bisogno di stimoli nuovi per fare satira».

E se la chiamano domani?

«Dovrei pensarci. Forse oggi la cosa migliore è creare un gruppo e lavorare insieme. Come abbiamo fatto nel film. In questo senso io sono un marziano. Mi hanno scritturato inizialmente per Benji il maggiordomo. Poi quando hanno deciso di fare le due famiglie con lo stesso cast mi hanno dato lo zio Sauro. È probabile che interagendo con gli altri vai più in profondità».

Come è nato Benji?

«Il personaggio è di sceneggiatura, io ci ho lavorato sopra. È un filippino cinico, uno che si lamenta per tutti gli stranieri che ci sono in giro, ma cosa vogliono? e insomma non si può più lavorare in pace. Benji è un montiano. E non facciamola grossa se uno cade da una finestra. Mi ha fatto un male cane la dentiera».

La dentiera?

«Per il trucco. Con i miei personaggi c’è sempre qualcosa che mi tortura. Per Vulvia le scarpe col tacco. Un incubo. Stimolo-risposta».

Nella ribellione di Tor Sapienza da che parte sta Benji?

«Lui caccerebbe via tutti, anche quelli dei quartieri. La sua idea è Eataly».

E Corrado Guzzanti?

«Per carità. Sono due dolori in conflitto. Non si può scegliere. Si può solo dare addosso al potere che li lascia soli a scannarsi tra poveri».

Sauro è tra i cattivi.

«Sì, brutti sporchi e cattivi. È un personaggio di servizio in quel clima di rancori covati negli anni, tipo: tu non mi hai aiutato quando mi si è bucata la gomma dieci anni fa, eccetera. E giù insulti, botte. Nella prima parte la nostra commedia è un western. Lo straniero, cioè il ragazzo, arriva in città e va nella locanda assolutamente sbagliata».

Che cosa sta preparando?

«Se ci riusciamo, una miniserie per Sky, sei puntate modello Bbc, un’idea un po’ strana, con Mattia Torre. Io farei una sorta di Jekyll e Mr. Hyde nell’era Renzi».

Renzi?

«Ancora non è pronto per prendere il posto di chi c’era prima, ma sta lavorando bene e velocemente».

Niente Rai?

«Il direttore di Raitre vorrebbe portarmi a “Ballarò”. Vediamo. Ma poi perché deve esserci il comico prima del talk-show?».

Anche il suo Natale è un incubo?

«Noi facciamo un Natale minimalista. Cena da mamma, con i fratelli e tutti. Pranzo dai cugini, ma poi non si sa mai bene. Noi non siamo credenti. Il nostro è un Natale Ikea».

di Silvio Danese