Domenica 5 Maggio 2024

Pantani, le telefonate al setaccio. "Dai tabulati emergerà la verità"

L'avvocato della famiglia: ci sono utenze mai state identificate

Marco Pantani (Ansa)

Marco Pantani (Ansa)

Rimini, 4 agosto 2014 - CENTODIECI pagine, equamente distribuite fra una minuziosa perizia medico scientifica e un trattato di carattere legale che poggia però su tabulati telefonici, filmati, verbali; la riapertura dell’inchiesta sulla morte di Marco Pantani, decisa dal procuratore di Rimini Paolo Giovagnoli e affidata brevi manu alla pm Elisa Milocco con un fascicolo per ora 'contro ignoti', poggia sul voluminoso esposto presentato dall’avvocato Antonio De Rensis per conto della famiglia del ciclista. "È stato innanzitutto un dovere morale, prima che un compito professionale — afferma il legale —; perché chiunque si sia approcciato a questa vicenda, capisce che la versione ufficiale fa acqua da tutte le parti».  E nell’estate 2014 scossa dai temporali, non c’è forse metafora più burrascosa dell’ipotesi — sostenuta nelle carte dall’avvocato — che quello di Pantani sia stato un omicidio. "Ma noi non ci spingiamo a questa affermazione, evidenziamo solo le incredibili anomalie della prima inchiesta", precisa De Rensis. Che però indirizza subito l’attenzione ai tabulati telefonici, alle chiamate intercorse — fra le 13 e le 20 del 14 febbraio 2004, quando Pantani era già morto ma la notizia non era nota — fra i pusher e e altre persone da identificare; al giallo del filmato di 51 minuti "realizzato però nell’arco di due ore e 51 minuti»; al fatto che nessuno abbia rilevato le impronte digitali all’interno del residence Le Rose. E soprattutto alle considerazioni di Francesco Maria Avato, direttore dell’istituto di Medicina Legale di Ferrara ("un luminare", sottolinea De Rensis), che ipotizza oltre a una colluttazione anche il fatto che a Pantani sia stata fatta bere cocaina sciolta nell’acqua. C’è in particolare un segno su un polso, pare, compatibile con la lotta o il trascinamento del cadavere. 

E CI SONO le telefonate, anche verso utenze non identificate: "Vedrete che il traffico telefonico risulterà importante, non dovrebbe essere difficile risalire", commenta De Rensis. Che dribbla però valutazioni personali su eventuali numeri ricorrenti o comunque diversi da quelli dei due unici condannati nella prima inchiesta (il fornitore e lo spacciatore del ciclista): "Sarà il magistrato a enucleare i dati significativi, noi non abbiamo svelato alcunché — precisa l’avvocato —, è già tutto agli atti. Le cose vanno soltanto rilette e messe in ordine. A quel punto si potrà dare il giusto nome alle cose". Forse il termine che già circola: omicidio. Supportato dalle frasi della perizia in cui si parla di "ferite non autoprodotte, ma inferte da terzi", ed "evidenti segni di trascinamento del cadavere»; a chiarirlo forse saranno anche le telefonate in cui qualcuno già immagina anche l’ombra del racket del doping. "Ma quali ombre, non insinuiamone altre — conclude De Rensis —; il dovere morale nei confronti di Pantani e della sua famiglia è quello di fare piena luce sull’accaduto".