"Trovai mia madre fatta a pezzi. Ma nessuno cerca più l’assassino"

Sarzana, archiviato l’omicidio di tre anni fa. La rabbia della figlia

La figlia di Marisa Morchi subito dopo il delitto

La figlia di Marisa Morchi subito dopo il delitto

Castelnuovo Magra (La Spezia), 5 febbraio 2016 - «Ha fatto a pezzi mia madre, ma quel mostro è sempre in libertà». E’ distrutta dal dolore Marina Palma per la decisione del gip del tribunale della Spezia, Mario De Bellis, di archiviare il caso dell’efferato omicidio di Marisa Morchi. Era stata proprio Marina, quella mattina del 14 marzo 2013, a entrare nella casa di via Palvotrisia a Castelnuovo Magra e a trovare la mamma senza vita in un lago di sangue, con entrambre le mani mozzate.  Una scena orribile che la donna non riesce a scacciare dalla mente e che trasforma in incubi crudeli le sue notti.

Marina, ex agente di polizia municipale, ora impiegata nello stesso comune di Castelnuovo  all’ufficio anagrafe, ha tentato in ogni modo di agevolare l’inchiesta: nelle  lunghe ore di interrogatori ha fornito agli investigatori ogni traccia utile per le indagini, ha scavato nei suoi ricordi. Ha offerto sempre la sua disponibilità anche a poche ore dal delitto. Ora è arrivata quella che definisce «una mazzata». Ma non si rassegna e insieme al penalista che la assiste, l’avvocato Francesco Cristiani, sta valutando se presentare ricorso «contro questa sentenza che lascia sconcertati e profondamente delusi». A giudizio di Marina Palma, e dell’avvocato  Francesco Cristiani, «chi ne esce sconfitta  ed umiliata non è  la famiglia Morchi ma la Procura spezzina che, a distanza di quasi tre anni dall’assassinio, si assume la responsabilità morale di non essere in grado di assicurare alla giustizia il colpevole».

Le indagini della Procura hanno però scavato ovunque, dopo quell’orribile delitto che ha sconvolto l’intera vallata del Magra. C’è stato, a più riprese, anche l’intervento dei Ris, non è stata tralasciata alcuna ipotesi e due persone, un vicino di casa e un residente di Lerici, erano finiti nel registro degli indagati. «E’ vero – precisa Palma in accordo con l’avvocato Cristiani –, bisogna riconoscere il gran lavoro svolto dalla Procura ma si è risolto in un nulla di fatto. I magistrati hanno preferito mettere una pietra pesantissima sul caso. E’ una brutta pagina, questa, per la credibilità delle istituzioni. Un assassino, probabilmente appartenente alla comunità locale, continuerà a girare libero e indisturbato e sarà felice di essersi fatto beffa di anni di indagini rivelatesi inutili». 

“Il mostro è fra noi”, ha dichiarato più volte Marina Palma in questi anni, convinta che l’assassino viva nella zona di Castelnuovo. «A fronte della richiesta di archiviazione del pm – afferma la donna assieme al suo legale – erano stati offerti spunti di riflessione critici ma costruttivi per continuare la ricerca del colpevole. Il giudice delle indagini preliminari non ha ritenuto di valorizzarli ed ha avallato la richiesta della Procura. Il decreto di archiviazione conclude una vicenda investigativa nata male che finisce ancora peggio».