Occhi francesi sulla Concordia

Risponde il vicedirettore della "Nazione", Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

Il vicedirettore de La Nazione, Mauro Avellini

CARO DIRETTORE, sono un po’ in apprensione per il viaggio della Concordia, visto che anche i francesi scorteranno la nostra nave preoccupati dell’andamento dell’operazione. Forse non si fidano troppo e comunque il nostro governo doveva avvertire che la rotta avrebbe toccato le acque territoriali francesi. La solita disattenzione in politca estera o che altro?

Sergio, via mail da Pisa

TRA I FRANCESI che si incazzano — per Bartali, per il Mondiale perso, per il vino, per il formaggio e ancora per Nibali che sta dominando il Tour — ci sono anche gli ecologisti chic guidati dalla chicchissima Ségoléne Royal. La Corsica, regalata dai genovesi e dimenticata per secoli, torna ad essere al centro dell’attenzione dei transalpini solo quando è «minacciata» dagli italiani. Peccato che l’irredentismo sia finito da un pezzo e che la Concordia passi solo in acque italiane o internazionali. Si passa dal silenzio assordante su molti temi comuni, dall’agricoltura all’emergenza immigrati, ad una improbabile cabina di regìa a Capo Corso (pardon Cape Corse) che vede schierato anche un mezzo della Marina militare francese. L’inossidabile ministra socialista salirà a bordo per vedere da vicino cosa stiamo combinando. Tranquilli cari cugini, le navi le facciamo affondare ma le sappiamo anche rialzare. L’ambiente è salvo, l’invidia invece non muore mai.