Casa Bianca, bufera sulla sicurezza. Si dimette la Pierson, capo del Secret Service

Tre giorni prima della doppia intrusione alla Casa Bianca, il presidente Obama si è trovato in ascensore con un contractor armato di pistola con tre condanne per violenza

L'ex capo del Secret Service Julia Pierson (Ansa)

L'ex capo del Secret Service Julia Pierson (Ansa)

New York, 1 ottobre 2014 - Dopo la bufera sulla sicurezza della Casa Bianca, ormai ridotta a un colabrodo, si dimette il capo del Secret Service, Julia Pierson. "Oggi Julia Pierson ha offerto le due dimissioni e le ho accettate'', ha affermato il segretario alla Sicurezza Nazionale, Johnson. Joseph Clancy, l'ex agente speciale in carico della divisione per Protezione Presidenziale, sarà direttore ad interim. ''Le mie dimissioni sono nel miglior interesse del Secret Service'', ha detto la Pierson, confermando le sue dimissioni. ''E' doloroso lasciare ma è chiaro che il Congresso ha perso fiducia in me. Le dimissioni erano la cosa più nobile da fare''.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha telefonato alla Pierson per ringraziarla dei suoi oltre 30 anni di servizio. "Pierson - ha spiegato il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest - ha presentato le sue dimissioni perché questo è il meglio che può fare per l'agenzia a cui ha dedicato la carriera. Il Segretario per la Sicurezza Nazionale e il Presidente sono d'accordo con la decisione".

Un nuovo imbarazzo aveva travolto il personale addetto alla sicurezza di Obama; e questa volta non era legato all'episodio del 19 settembre, quando il veterano Omar J. Gonzalez era riuscito a superare la cancellata della Casa Bianca, entrando nell'edificio. A sollevare nuove polemiche era stato il fatto che tre giorni prima Obama si sia trovato in ascensore con un addetto alla sicurezza armato di pistola e con tre condanne per violenza.

Quell'uomo era stato assunto come contractor dalla società che fornisce servizi di sicurezza al Center for Disease Control and Prevention, organismo di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti con sede ad Atlanta, dove il presidente si era recato per discutere della risposta americana alla crisi del virus Ebola. E così sono stati ancora una volta violati i protocolli del Secret Service, l'agenzia federale parte del dipartimento della Sicurezza nazionale chiamata alla protezione di leader passati e presenti.

A Obama non fu però detto nulla - ha riferito il Washington Post - e il direttore del Secret Service, Julia Pierson, sembra abbia preso provvedimenti interni senza riferire il caso nemmeno a una divisione investigativa che analizza le violazioni di protocolli e standard. Quel 16 settembre a sollevare dubbi tra gli agenti del Secret Service fu il comportamento del contractor, che si rifiutò di smettere di filmare Obama con un cellulare mentre si trovava appunto in ascensore con lui. Dopodiché gli sono state rivolte diverse domande e tramite un controllo di database nazionali è stato appurata la sua fedina penale.

La ditta che impiegava il contractor lo ha poi licenziato sul posto e gli ha chiesto di consegnare la pistola, sorprendendo gli agenti che non sapevano che l'uomo fosse armato. Durissimo il commento del senatore repubblicano Jason Chaffetz non appena appresa la notizia: "La vita di Obama era in pericolo. Questo Paese oggi non sarebbe più lo stesso se l'uomo avesse tirato fuori la pistola".