Pochi nati, altro che unioni

Il direttore della Nazione risponde ai lettori

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Firenze, 29 febbraio 2016 - Caro direttore, si parla molto di unioni civili ma c’è una totale assenza dal dibattito pubblico sul tema della denatalità. Nel 2015 abbiamo avuto 490mila nuovi nati, record negativo, la metà del 1963. Se andiamo avanti così la Cirinnà avrà faticato per nulla, e - lo dico senza offesa - non ci saranno neppure omosessuali da unire.

Sandro Fratini Arezzo

Caro Fratini, lei ha perfettamente ragione e c’è poco da discutere, i numeri parlano chiaro. Tra l’altro per comprendere bene il problema andrebbe sottolineato come in quel dato che lei cita (490mila nuovi nati nel 20015) cresce sempre più la quota degli immigrati. Gli italiani in sostanza non fanno più figli. La questione è però molto complessa, e riguarda una tendenza diffusa in maniera omogenea in tutto il mondo «occidentale», a cui in poche parole non è facile dare una risposta. Un po’ c’è la poca fiducia nel futuro, un po’ l’abitudine alla troppa opulenza che ci porta a essere poco disposti ai sacrifici come far figli inevitabilmente comporta, un po’ una legittima attenzione alla propria realizzazione anche attraverso il lavoro, un po’ il venir meno del modello patriarcale che rappresentava un aiuto per tanti che vogliono metter su famiglia. Fatto sta che, come dice lei, di questo passo le unioni saranno molto civili ma poco unioni.

@pierderobertis