GENTILE DIRETTORE, non vorrei che il nostro abile prestigiatore mister Renzi gettasse solo fumo negli occhi con una sapiente manovra mediatica che mette d’accordo — in modo bipartisan — i soliti poteri forti. E accontenta chi si illude di vedere donne con più potere, Mi riferisco alle nomine nei maxi-enti, appena varate: le donne? Tutte solite note, a eccezione forse di Catia Bastioli. Gli altri nomi? Basti dire che il ‘povero’ Moretti passa dalle ferrovie a Finmeccanica. E le sembra un cambiamento?
Mario Groppiani, via mail

I L CAMBIAMENTO vero è sempre è nel coraggio di fare, più che sui nomi. Ad esempio, per arrivare alle «quote rosa», la sinistra, anche quella governativa, si è persa a lungo nelle enunciazioni. Soltanto da due anni a questa parte nelle liste per il rinnovo di consigli e giunte di enti locali nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi dei candidati. E sempre dal 2012 un decreto presidenziale impone che nelle società a capitale pubblico il genere meno rappresentato ottenga almeno un terzo dei componenti in ciascun organo collegiale. Ora Renzi ha fatto in fretta anche con le donne manager. Certo, come per i ministri, ha accontentato Confindustria e Legacoop, destra e sinistra come si conviene ad una stagione di solidarietà nazionale che a volte rispolvera metodi cencelliani. Ma l’importante era togliere un po’ di ragnatele. Gli costerà un po’ di liquidazioni, una tantum, ma il tetto agli stipendi dei super manager è superiore a quello previsto dal decreto ministeriale di fine anno e comunque è stato aperto il forziere della casta. Per i tempi della politica non è poco.