"Furbetti del pieno", due patteggiamenti

Altre dieci persone rinviate a giudizio

L'udienza si è tenuta a Lucca

L'udienza si è tenuta a Lucca

Montecatini 21 luglio 2016 - Due patteggiamenti e dieci rinvio a giudizio. Queste le decisioni del gup Giuseppe Pezzuti per la vicenda giudiziaria dei cosiddetti «furbetti del pieno», i dipendenti dell’Ascit che riempivano di gasolio i serbatoi delle proprie auto a spese dell’azienda che raccoglie i rifiuti per Capannori e altri quattro Comuni della Piana lucchese. Accolte dunque le richieste del pm Antonio Mariotti. Hanno patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione, con pena sospesa, Marco Zelaschi, 57enne di Montecatini e Paolo Pistoresi, 50enne di Altopascio, accusati di truffa aggravata, peculato e indebito utilizzo di carte di credito.

Nel dicembre scorso aveva già patteggiato anche Natalino Quilici, gestore di un impianto di carburanti di Lammari. A giudizio il 24 ottobre prossimo per truffa aggravata: Domenico Landini, 45enne di Ruota, Claudio Tomagnini, 60enne di Querceta, Vincenzo Sgueo, 55enne di Badia Pozzeveri, Pietro Giorgi, 54enne di Capannori, Riccardo Monacci, 50enne di Ripafratta, Domenico Meschi, 59enne di San Colombano, Pietro Paolo Lorenzetti, 59enne di Segromigno in Monte, Roberto Pera, 54enne di Capannori, Daniel Mencarini, 41enne di Lammari e Alessio Marinai, 41enne di Lammari. I difensori sono gli avvocati Lodovica Giorgi, Ilenia Vettori e Elena Tori. Parte offesa nella vicenda l’Ascit, in persona del direttore generale Roger Bizzarri, che si è costituita parte civile.

I dipendenti sono accusati di aver fatto ripetutamente il pieno alle auto private segnando però il conto sui mezzi aziendali, quindi a spese della collettività. A scoprire il «giochetto» era stata un’indagine dei carabinieri di Lammari, denominata «Full Gasoline», partita proprio da una segnalazione presentata dall’azienda nel dicembre 2013. Le contestazioni specifiche variano da un dipendente all’altro: da un minimo di circa 200 fino a oltre 500 euro di gasolio, per i riscontri relativi ad alcuni mesi del 2013. Questi addetti alla raccolta dei rifiuti avrebbero utilizzato vari espedienti per fare la «cresta» e rifornire le proprie auto private. In alcuni casi si rifornivano fuori orario di lavoro, mentre in altri avrebbero gonfiato i costi dell’effettivo rifornimento ai mezzi Ascit, facendo risultare spese da 40 fino a 80 euro in più per ciascun rifornimento. Ascit si era insospettita per l’incongruità tra i rifornimenti e il chilometraggio dei mezzi.