Teatro Verdi, stop alla vendita

Dalla Soprintendenza una serie di contestazioni a formalità: gravi rischi per l'attività aziendale

La ballerina Julia Smith durante un programma televisivo al Teatro Verdi

La ballerina Julia Smith durante un programma televisivo al Teatro Verdi

Montecatini 28 febbraio 2015 - La Soprintendenza per i beni architettonici della Toscana blocca per altri sei mesi il passaggio di proprietà del Teatro Verdi  dalle Terme alla famiglia Cardelli e rischia di creare problemi gestionali ed economici piuttosto seri all’azienda. E’stato firmato il 29 dicembre il contratto di vendita della struttura, sede storica di grandi programmi televisivi trasmessi in città nell’arco di vari decenni, acquistato per un milione e 600mila euro dagli imprenditori. Il complesso comprende due piccole biglietterie, un fabbricato destinato a bar con annessi servizi igienici, una parte per gli uffici, una zona per gli spogliatoi e la parte storica destinata ai camerini e una tensostruttura che ospita la platea del teatro. Il Teatro Verdi è inserito in un ampio parco alberato, che valorizza molto l’aspetto dell’edificio.

 

La parte dove si svolgono gli spettacoli teatrali e i convegni, a oggi, era stata affidata in gestione con un contratto di affitto che scade il 31 dicembre 2033. Il Teatro Verdi, inoltre, è sottoposto a vincolo ambientale e paesaggistico ed è oggetto di prescrizioni da parte degli enti competenti.I potenziali acquirenti, oltre all’offerta, avrebbero dovuto presentare anche un assegno circolare pari al 3% della somma che fossero stati disposti a spendere, anche a titolo cauzionale.Il via libera definitiva al versamento del saldo sarebbe dovuto arrivare dalla Soprintendenza, titolare del diritto di prelazione per l’acquisto. Ma da Firenze, invece, è giunta soltanto una contestazione relativa ad aspetti formali della comunicazione del contratto, redatto dal notaio Raffaele Lenzi, fatta dal professionista, con una richiesta di integrazione.

 

La Soprintendenza, come ricorda nella comunicazione, potrà esercitare la prelazione entro 180 giorni dalla data di ricevimento dei documenti richiesti alle Terme. La società di viale Verdi, quindi, rischia di non poter incassare i soldi previsti dalla vendita prima di settembre, con esiti assai negativi per la vita aziendale. Purtroppo, le Terme non possono avanzare nemmeno una richiesta di sospensiva al Tar, visto i tempi pressoché identici a quelli della risposta all’integrazione di documenti per ottenere un provvedimento. L’unica speranza per la società è che la Soprintendentenza ci ripensi e, attraverso un atto di autotutela, annulli la richiesta di integrazione fatta.

 

L’amministratore delle Terme Fabrizio Raffaelli, intanto, si è rivolto al collegio dei sindaci revisori per sapere se la decisione della Soprintendenza provocherà o meno dei cambiamenti anche nel bilancio 2014. Ma l’attuale situazione, negli uffici di viale Verdi, desta una fortissima preoccupazione. Un problema in più, in un fase in cui non c’era decisamente bisogno di ulteriori grane. Intanto, nel corso dell’incontro tenuto giovedì in Regione con i sindacati, l’assessore Sara Nocentini ha detto che l’amministrazione di Enrico Rossi non sarebbe intenzionata a spendere per le Terme i 50 milioni ipotizzati finora. C’è da dire, in proposito, che per risolvere in modo decente i problemi della società ce ne vorrebbero almeno 40, tra debiti pregressi e fondi necessari per completare i lavori alle Leopoldine. Ma per una soluzione definitiva sul problema Terme a Montecatini si sarebbe mosso anche il parlamentare Dario Parrini, segretario regionale del Pd e plenipotenziario di Matteo Renzi in Toscana.