Balducci, picchetto davanti ai cancelli

Venerdì nuovo incontro in Regione, ci sarà anche l'azienda

Alcuni operai davanti l'azienda

Alcuni operai davanti l'azienda

Pieve a Nievole, 5 aprile 2016 - Le casacche blu del calzaturificio Balducci ieri mattina presidiavano pacificamente l’entrata dell’azienda dove qualche loro collega, soprattutto del reparto commerciale, era stato richiamato a lavorare. A testa bassa e chiusi nelle loro auto davanti al cancello che non accennava ad aprirsi, i pochi dipendenti che avevano accettato l’invito dell’azienda a presentarsi si tenevano a distanza dai colleghi a braccia incrociate, finchè ad un certo punto non se ne sono andati via, lasciando gli altri uniti in sciopero. E’ probabile che lo sciopero continui nei prossimi giorni, anche nel vicino outlet che ieri è rimasto chiuso, nel tentativo di lasciare sola quell’azienda che per prima ha lasciato soli i propri storici dipendenti.

Ma la beffa delle lettere di mobilità che la Balducci ha fatto recapitare per il 1 d’aprile, inviandole proprio il giorno stesso in cui le istituzioni come Comune, Provincia, Regione e sindacati si erano riuniti per non perdere tempo prezioso e trovare una soluzione al problema, non ferma la macchina che ormai si è messa in moto per scongiurare la vendita del marchio a un’azienda marchigiana che commercializza prodotti cinesi. Il consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini infatti ha indetto un incontro in Regione con la proprietà dello calzaturificio di Pieve a Nievole. Il confronto è stato fissato per venerdì 8 aprile, nel tentativo di bloccare le procedure di mobilità per i 45 dipendenti e capire le reali intenzioni dell’azienda. In quell’occasione la Regione chiederà formalmente che l’azienda provveda al ritiro della procedura di mobilità. Se venerdì Balducci dovesse dimostrarsi disponibile a rivedere le proprie posizioni la Regione potrebbe manifestare la volontà di attivarsi per trovare nuovi imprenditori disponibili a rilevare non solo il marchio, come nel caso della società marchigiana di prodotti asiatici, ma l’intera produzione dello stabilimento di via del Melo, al fine di mantenere il patrimonio di competenze e professionalità che hanno contribuito a fare la storia della calzatura da bambino italiana conosciuta in tutto il mondo.
 
E' poi stato un clamoroso autogol quello degli investimenti nel superstore Balducci a Rimini. L’azienda infatti circa un anno fa aveva finanziato l’apertura di un grosso punto vendita sulla riviera romagnola, dove il marchio forniva diverse migliaia di scarpe a un grosso cliente. Balducci così pensò di investire in quel mercato creando un punto vendita. Il risultato è stato il prevedibile fallimento per autoconcorrenza. Il superstore Balducci infatti ha chiuso nel giro di un anno, perdendo dunque gli investimenti fatti nel nuovo punto vendita e, comprensibilmente, i ricavi dal grosso cliente che, con l’arrivo del marchio in concorrenza, non si è dimostrato più interessato, a quanto pare, a fare affari come prima con la ditta.