Venerdì 19 Aprile 2024

L'unità necessaria

DA QUALCHE anno, nei Paesi a tradizione democratica, il primo maggio, i sindacati dei lavoratori mettono in risalto l’avvenuto cambiamento di rapporto di forza tra il lavoro e il potere finanziario, che nella globalizzazione ha ingigantito la propria forza. In questo quadro, i corpi intermedi vengono spinti verso l’impotenza a causa della verticalizzazione del potere politico, sostenuto dal dilagare del populismo che ha di fatto sbriciolato gli strumenti e i luoghi della partecipazione. L’esperienza italiana dell’ultimo ventennio ben descrive quello che avviene in diversi Paesi europei: esaurita la fase storica dei partiti della prima Repubblica, le confederazioni non potevano che indebolirsi. Le organizzazioni intermedie, nate dalla necessità di dare risposte immediate alle istanze sociali, sono state di fatto il campo di semina per la produzione delle classi dirigenti dei principali partiti storici di massa. Oggi, però, la selezione delle classi dirigenti politiche non proviene dal terreno dell’impegno sociale, bensì da soluzioni di fatto plebiscitarie, quando non con sistemi cooptativi. Ma senza un disegno sostenuto da leadership portatrici di istanze filtrate da processi di partecipazione, in grado di dominare le scelte difficili, sarà impossibile dare ordine a priorità e assicurare governo ai processi di decisione orientati agli interessi generali.

EBBENE, nell’attuale scenario non si giustificano più tante sigle di associazioni sindacali e anche imprenditoriali. La loro riorganizzazione riguarda l’efficienza delle relazioni sindacali e quella della dimensione politica e delle istituzioni. Una sola confederazione sindacale che organizzi tutte le espressioni categoriali finora affiliate nelle grandi centrali e in quelle autonome non potrà che aiutare a esaltare le rappresentanze sociali con effetti benefici generali. Per gli stessi motivi, le rappresentanze imprenditoriali dovranno superare la frammentazione. Un sociale più potente e riorganizzato può scuotere il sistema asfittico dei partiti e potrà riequilibrare il dilagare dei poteri forti che generano quel senso di impotenza tra la gente, rendendo il terreno del populismo più fertile e più temibile. Ritrovare la radice della propria storia, nel riconoscere ciò che la storia di oggi chiede, è il miglior servizio al lavoro italiano ed agli interessi generali del Paese.

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