Terme, il piano industriale spacca in due i sindacati

Cgil e Uil favorevoli al documento. Montuolo (Cisl): "Soltanto un rattoppo"

Le Terme Tettuccio

Le Terme Tettuccio

Montecatini 21 settembre 2016 - Il piano industriale delle Terme presentato dalla proprietà e dai vertici della società ai sindacati spacca in due i rappresentanti dei lavoratori. Il documento, come annunciato ieri, non è ancora stato votato dai soci Comune e Regione, nonostante la volontà di quest’ultima di volerlo portare in votazione lo scorso 31 agosto, quando il bilancio 2015 ha ottenuto il via libera.

Aniello Montuolo, responsabile provinciale di Fisascat-Cisl, è assai critico davanti al documento. “A me sembra un rattoppare l’attività delle Terme – sottolinea – più che un vero piano industriale. La proprietà e i responsabili dell’azienda, tra l’altro, non hanno risposto alle domande che ho fatto sul calo del fatturato di cui parla il bilancio 2015 e i ripetuti disservizi segnalati dai clienti al Tettuccio e alle Redi.

L’amministratore unico Carlo Brogioni ha detto che i 5 milioni di euro in arrivo dal Cipe per consentire l’acquisto della Palazzina Regia al Comune andranno, in gran parte, a coprire debiti urgenti e, poi, a riqualificare gli impianti. La ripresa dei lavori alle Leopoldine non è stata nemmeno accennata dalla proprietà e dai responsabili delle Terme durante la riunione. Ma, allora, in questi ultimi cinque anni e mezzo siamo stati a parlare a vuoto, così tanto per fare? E’stato accennato al fatto che, nel 2017 e nel 2018, nuove convenzioni porteranno un aumento dei ricavi per 500mila euro all’anno.

Nel frattempo cosa facciamo? Qualcuno ha detto che serve una riflessione da parte dei dipendenti, ma non certe scelte scellerate non sono certo colpa dei lavoratori, costretti ancora una volta a pagare con la possibile revisione del contratto integrativo. Già lo scorso gennaio, in modo unilaterale, i vertici della società hanno tolto un premio da 100 euro all’anno, poco più di 12 euro al mese dalle buste paga dei lavoratori”. Completamente opposto è il parere di Luisella Brotini, responsabile provinciale di Filcams-Cgil. “Anche se non si parla della ripresa dei lavori alle Leopoldine – afferma – questo piano industriale mi convince rispetto a tutti quelli presentati in passati. I soldi in arrivo dal Cipe saranno utilizzati per far fronte ai debiti urgenti e il rilancio dell’attività caratteristica della società. Leggo in questa scelta la volontà di proseguire e andare avanti, investendo per il futuro.

Altra cosa sarebbe stata di sicuro se questo piano industriale si fosse retto unicamente con la vendita degli immobili. Parlare di ripresa dei lavori alle Leopoldine sarebbe stato utopistico, anche a causa delle più recenti normative nazionali relative all’uscita degli enti locali dalle aziende partecipate. Le Terme devono espandere la loro attività caratteristica per tornare a crescere, su questo non ci sono dubbi”. Anche Paolo Meacci, rappresentante di Uil-Tucs, ha espresso approvazione per il piano industriale presentato dai vertici delle Terme.

Daniele Bernardini