Tassa di soggiorno, salgono a sei gli albergatori indagati

Gli imprenditori coinvolti rischiano una dura condanna penale

Cresce il caso della tassa di soggiorno

Cresce il caso della tassa di soggiorno

Montecatini 7 aprile 2017 - Sono sei gli albergatori di Montecatini indagati dalla Procura di Pistoia per il reato di peculato, in seguito al mancato o tardivo versamento della tassa di soggiorno al Comune. L’articolo 314 del codice penale prevede una pena da 4 a 10 anni di reclusione per il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che si appropria di denaro o altro bene posseduto in ragione del suo ufficio. Secondo la normativa, infatti, al momento di riscuotere la tassa di soggiorno, l’albergatore svolge la stessa funzione di un soggetto concessionario deputato alla riscossione delle imposte.

 

Il tribunale di Pistoia ha appena confermato un’ordinanza di sequestro preventivo per circa 20mila euro nei confronti di uno degli albergatori coinvolti nell’indagine. La notizia del provvedimento, ieri, ha destato profondo scalpore a Montecatini, tra i cittadini e gli imprenditori del settori. L’indagine della procura, però, riguarda anche altri 5 albergatori. La vicenda sarebbe nata in seguito ad alcuni accertamenti effettuati in Toscana dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza. Nel febbraio dello scorso anno, il tribunale di Firenze ha condannato a due anni di reclusione un albergatore del Mugello che tra il 2012 e il 2014 non aveva versato 1600 euro.

 

L’imprenditore, prima del processo, aveva restituito tutti i soldi, ma la pena è scattata comunque. Il caso della tassa di soggiorno evidenzia ancora una volta le difficoltà che stanno affrontando molti titolari di strutture ricettive in città. Alcuni di loro, arrivati a dover affrontare situazioni insostenibili, rischiano di commettere gravi violazioni per andare avanti. Lo scorso ottobre, tre albergatori di Montecatini sono stati denunciati ai carabinieri da Acque Toscane, gestore del servizio idrico, per furto di acqua con l’aggravante dell’utilizzo di un bene di pubblica utilità.

 

L’ammanco, al momento della scoperta dei fatti, è stato quantificato in almeno 50mila euro. Gli imprenditori coinvolti hanno effettuato scavi per poter attingere l’acqua direttamente dalla tubazione pubblica, scavalcando il contatore. Negli anni passati, oltretutto, alcuni albergatori sono stati denunciati dall’Enel per furto aggravato di energia elettrica, subendo il distacco del servizio. Applicando un grosso magnete ai contatori degli hotel, infatti, gli imprenditori erano riusciti a far rallentare la registrazione dei consumi. Ma l’eccessiva diminuzione rispetto alle bollette precedenti, ha spinto il gestore del servizio a effettuare una serie di verifiche.