Maxi sequestro di immobili a imprenditore montecatinese

Operazione della "Dia": bloccati beni per 5 milioni di euro

La conferenza del procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo

La conferenza del procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo

Montecatini Terme, 29 luglio 2017 - Un patrimonio ingente, costituito da società, rapporti bancari, beni mobili e immobili, alcuni dei quali presenti in Valdinievole e nel resto della provincia di Pistoia, per valore di 5 milioni di euro. E’ questo il bilancio della confisca effettuata dagli uomini della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Firenze nei confronti di tre imprenditori calabresi originari di Strongoli (Crotone) e attivi sul territorio toscano. Si tratta di Vincenzo Benincasa, 58 anni residente a Montecatini e Giuseppe Iuzzolino, 82 anni, e Martino Castiglione, di 62. I provvedimenti rappresentano la prosecuzione dell’inchiesta per riciclaggio di soldi derivanti anche da evasione fiscale che lo scorso gennaio aveva portato al sequestro di altri beni per 3 milioni, tra i quali un terreno di Buggiano di proprietà di Benincasa.

Nel nuovo intervento, a quest’ultimo è stata anche confiscata l’abitazione di Montecatini, quella di Strongoli, due automobili, una Bmw e una Mercedes, due terreni a Buggiano, compreso quello della precedente operazione, un appartamento, due fondi a Pistoia e due a Serravalle Pistoiese. Nel complesso, la Dia ha provveduto alla confisca – tra Firenze, Prato, Pistoia e Crotone – di nove società, quattro operanti nell’edilizia e cinque nella ristorazione, di cui quattro pizzerie e un bar pasticceria, dieci immobili, tra fabbricati e terreni, quattro vetture e 41 rapporti bancari. Nei confronti di Iuzzolino, del quale risultano contatti con la famiglia Giglio di Strongoli, gruppo della ’Ndrangheta, è stata emessa anche la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, per due anni, con l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. I provvedimenti sono stati emessi dall’ufficio misure di prevenzione del tribunale di Firenze, grazie alle indagini svolte dal procuratore della repubblica Giuseppe Creazzo e dirette dal sostituto Eligio Paolini, che lo scorso gennaio avevano portato ai primi interventi.

Nelle motivazioni, il tribunale osserva che «la unitarietà del quadro accusatorio esprime un contesto criminale di notevole articolazione e complessità anche di carattere tecnico-contabile-giuridico che non può certo essere improvvisato, ma anzi richiede capacità di programmazione, ausilio in ambiente bancari quantomeno compiacenti e mantenimento nei luoghi di origine di contatti qualificati e contiguità con ambienti di criminalità organizzata».

Daniele Bernardini