Scandalo Uncem, gli acquisti allegri del sindaco Giurlani: cappotti, cellulari e ipad

All'ex presidente dell'ente montano, ora ai domiciliari, sequestrati ben 620mila euro. Tra gli illeciti contestati: rimborsi benzina per 15mila chilometri al mese

La Guardia di finanza e, nel riquadro, Oreste Giurlani

La Guardia di finanza e, nel riquadro, Oreste Giurlani

Pescia (Pistoia), 1 giugno 2017 - Anche due cappotti da donna, tanti telefonini cellulari, Ipad, materiale sportivo e un numero esorbitante di chilometri fittiziamente percorsi per ottenere cospicui rimborsi benzina, fino a picchi di 15.000 km il mese (500 il giorno), con medie mensili di 10-11mila. Queste alcune spese incontrollate che procura e guardia di finanza di Firenze hanno accertato nella contabilità allegra di Uncem Toscana, ente dei comuni montani, e per cui è accusato di peculato Oreste Giurlani, 53 anni, sindaco del Pd a Pescia.

Giurlani è agli arresti domiciliari per ordine del gip di Firenze Anna Liguori che ha anche stabilito un sequestro per equivalente di 620.000 euro. «Duole constatare che ciò è stato possibile per l'assenza di un sistema di controlli sulle spese di enti di questo tipo», commenta il procuratore della Repubblica di Firenze, Giuseppe Creazzo, specificando che proprio «non c'è stato controllo della contabilità» in Uncem Toscana, ente adesso in liquidazione ma che Giurlani ha presieduto fino al 2016. Per alcune spese non sono state trovate neppure giustificazioni compatibili con l'attività dell'ente, mentre in certi casi compaiono rimborsi spropositati, o mancano scontrini e fatture.

Per l'accusa, tra il 2012 e il 2016 Giurlani si sarebbe indebitamente appropriato di circa mezzo milione euro. Sono stati scoperti perfino acquisti in negozi di articoli sportivi e religiosi, forse per addobbi natalizi (ma il negozio vende anche presepi e statuette di angeli). Un'inchiesta-lampo: il pm Tommaso Coletta e la Gdf hanno lavorato nel tempo record di una quindicina di giorni esaminando la contabilità e scoprendo rapidamente le magagne. Giurlani aveva dato disposizioni di pagamento in proprio favore per 200.000 euro «senza alcun giustificativo di spesa», attesta il gip Liguori: di quei soldi non c'è alcuna traccia.

Inoltre «si era autoliquidato rimborsi spesa per 233.000 euro presentando rendiconti autocertificati (taluni neppure firmati), compilando moduli in cui asseriva di aver sostenuto pagamenti di importi spropositati per acquisiti di numerosi cellulari, fruizione di parcheggio e autostrade, acquisti di carburante per percorrenza mensili di 10-11 mila euro con picchi fino al 15.120 km, vitto (fino a 897 euro mensili)».

Il pm Coletta aveva chiesto il carcere. Per il gip è adeguato e proporzionato l'arresto ai domiciliari: per il magistrato ci sono pericoli di inquinamento delle prove e, in quanto sindaco di Pescia in carica, di reiterazione del reato. Una condizione, questa seconda, che potrebbe avere presto risvolti politici a livello locale poiché Giurlani, per sperare di vedersi alleggerita la misura, potrebbe decidere di dimettersi. Se ne parlerà all'interrogatorio di garanzia.

Comunque non c'è solo il peculato. Giurlani è indagato anche per corruzione, filone parallelo scoperto nella stessa inchiesta e dove, ovviamente, non è l'unico indagato. Gli accertamenti riguarderebbero attività a Pescia. Al vaglio ci sono circostanze distinte dal peculato, relative a una casa e a lavori al parco di Pinocchio, a Collodi. E oggi durante le perquisizioni a Giurlani sono stati trovati in casa 15.000 euro. L'inchiesta è nata dallo sviluppo di un esposto di Giovanni Donzelli (Fratelli d'Italia) alla Corte dei Conti, riguardo al non corretto versamento di contributi Inps ai dipendenti di Uncem. Giurlani (Pd), originario di Bologna, ha ricoperto numerosi incarichi pubblici sia nei Comuni sia in Anci Toscana come vicepresidente con delega alla montagna.