Caso Giurlani, "Il buco del bilancio Uncem ripianato con i soldi pubblici"

Nuovo attacco di Donzelli alla gestione Giurlani

Un momento della conferenza stampa di Donzelli

Un momento della conferenza stampa di Donzelli

Montecatini 9 giugno 2017 - «Uncem ripianava i suoi debiti con i soldi dei Comuni: 1,2 milioni di euro in quattro anni sono stati chiesti ai sindaci di tutta la Toscana. Altro che discontinuità: il Pd ha nominato al vertice quello che era il vice di Oreste Giurlani». E’ scatenato Giovanni Donzelli, consigliere regionale di Fratelli d’Italia-An, che ieri ha tenuto una conferenza stampa al Bar Pult in piazza Mazzini a Pescia, proprio accanto a quella che fu sede del comitato elettorale di Giurlani ai tempi delle elezioni amministrative del 2014. Era affiancato dal coordinatore locale Roberto Franchini. L’incontro pesciatino aveva lo scopo di spiegare ai cittadini la vicenda Uncem e i motivi che hanno portato alle indagine della procura della Repubblica di Firenze e all’arresto del primo cittadino. 

«Prima di fare la Cassandra di turno – ha iniziato – devo chiarire che sono dispiaciuto di quanto accaduto al sindaco di Pescia: queste sono cose che aumentano la sfiducia dei cittadini verso la politica». Fu proprio Donzelli nel 2014 il primo a denunciare la vicenda dei bilanci di Uncem, intervenendo proprio in piazza Mazzini. «Ci apparivano surreali – prosegue – ed erano per macrospese, non scendevano nel dettaglio delle varie voci. Avrebbero sollevato dubbi a chiunque. Giurlani non è un caso isolato: erano firmati da tutti i sindaci dei Comuni montani. Noi iniziammo a sollevare il problema, a chiedere di avere accesso agli atti. Non ci è stato permesso e questo ci ha insospettito». Fra le voci contestate, veniva pagata una consulenza a Stazzema, lo stesso Comune in cui il sindaco pesciatino dimissionario fu nominato assessore esterno dopo essere decaduto dalla carica di sindaco a Fabbriche di Vallico. 

«Nel novembre 2014, in cerca di risposte – ricorda il consigliere regionale – il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia occupò la sede di Uncem e incontrò Giurlani. Avevamo già denunciato gli oltre 500 euro al giorno dichiarati dallo stesso per spese di rappresentanza. Alcuni che avevano avuto rapporti con Uncem si sono rivolti a noi, per raccontare le loro esperienze. Come due aziende cartografiche che nel 2013 avevano emesso fatture per 241mila euro senza riscuotere e adesso sono chiuse, con 40 dipendenti a casa. O la signora che non ha potuto andare in pensione perché all’Inps non erano stati pagati i contributi. Si parla complessivamente di 400mila euro di contributi non pagati». 

 

«Perché la regione ha continuato a dare finanziamenti a Uncem senza che ci sia mai stata una rendicontazione dettagliata? – domanda Donzelli – E il Durc? È necessario averlo per ricevere contributi regionali e per averlo devono essere regolarmente pagati i contributi previdenziali».  Giurlani, secondo Donzelli, è solo un ingranaggio del sistema. «Non è stato cacciato da Uncem – afferma – ma è stato promosso vicepresidente di Anci. Al suo posto siede Andrea Rossi, che era il suo vicepresidente vicario. Proprio in questa veste il 13 ottobre 2016 ha firmato una lettera indirizzata a tutti i Comuni montani, anche a Pescia, chiedendo un contributo per ripianare il bilancio di Uncem, oltre un milione di euro da versare in quattro anni. Insomma il buco di bilancio provocato dalla gestione Uncem di Giurlani veniva ripianato con soldi pubblici con un piano quadriennale e un contributo straordinario di 252mila euro annui. Rossi: quello che secondo il Pd è l’uomo della discontinuità. Giurlani non è il solo responsabile: sindaci, assessori regionali, governatore sapevano tutto. Io li ho avvertiti uno a uno. Il Pd è stato monolitico e granitico nel difendere Giurlani, sempre».

 

Il 19 gennaio scorso Donzelli ha presentato un esposto alla Corte dei Conti. «La battaglia volevo farla nelle istituzione – spiega con amarezza – e quando un amministratore viene a conoscenza di un reato deve attivarsi. L’assessore Vittorio Bugli ha affermato in un’intervista che quando in Regione si sono accorti che i fondi erogati non andavano ai destinatari previsti hanno spesso di darli. Ma questi soldi cosa erano? Una mancetta? Era necessaria una rendicontazione. Non avrebbero dovuto essere mai erogati».