Montecatini 9 ottobre 2013 - Ci sono i fascisti, la "doppia mano" per l'esplosivo e Gladio al centro dell'interesse della Dda di Caltanissetta che ha riaperto il fascicolo della strage di Capaci per individuare responsabilità oltre quelle di Cosa nostra. Alcuni di questi temi sono presenti in un libro della giornalista
Stefania Limiti, Doppio Livello, edito da Chiarelettere. La scrittrice, nelle settimane scorse, ha presentato la sua pubblicazione a Caffè storico delle Terme Tettuccio, nell'incontro organizzato dal giornalista della redazione di Montecatini del quotidiano "La Nazione" Daniele Bernardini, condotto da Sandro Provvisionato del Tg5, con la partecipazione di Giovanni Spano, giornalista della cronaca di Firenze.
L'ultimo capitolo del suo lavoro si chiama False bandiere a Capaci: cosa significa?
Ho tentato di ricostruire la strage in cui mori' Giovanni Falcone attraverso documenti giudiziari, e la sollecitazione'di un ex appartenente alla Gladio siciliana, individuando per quanto possibile il 'doppio livello' di quell'attentato che ormai viene pienamente considerato uno degli episodi della lunga strategia della tensione che ha destabilizzato l'Italia. La ricostruzione mi porta a dire che a Capaci non c'erano solo gli uomini di Toto' Riina: quella e' solo una falsa bandiera. Altre presenze hanno garantito il pieno 'successo' della strategia stragista, secondo un modulo usato anche in altre tragiche vicende.
Quali sono gli elementi che 'parlano' di altre presenze?
L'analisi degli esplosivi fatta a suo tempo dal pm Luca Tescaroli indicava gia' l'utilizzo di sostanze non compatibili con quelle usate dalla mafia. Non dobbiamo poi dimenticare che Toto' Riina aveva pianificato l'assassinio di Falcone a Roma ma qualcuno gli chiese di cambiare programma, occorreva la strage.         Chi gli ha dato assicurazioni?                                                                                                                                              "Il vecchio capo non lo ha mai voluto dire, dovrebbe ammettere di essere stato 'giocato' ma ha lasciato ben intendere che non hanno fatto tutto da soli. Il suo avvocato, Luca Cianferoni, come riporto nel libro, dice che "la strage di Capaci e' al 90 per cento di mafia, il resto lo hanno messo gli altri, per quella di via D'Amelio siamo al 50 e 50 per cento e per le stragi sul continente la percentuale scende vertiginosamente. Inoltre, c'e' Pietro Rampulla: il mafioso di Mistretta e' considerato l'artificiere del gruppo stragista ma non e' li' quel giorno. Rampulla e' cresciuto alla scuola di Ordine Nuovo".
Qual e' il significato della nuova inchiesta?
Enorme, perche' per la prima volta si potrebbe portare alla sbarra il 'doppio livello' dello stragismo, quello che rimanda ai concorrenti esterni che sono sempre presenti quanto una strage o un delitto politico, hanno un impatto sulla vita del paese e ne determinano il futuro"