Nievole (Montecatini), 3 febbraio 2013 - Il primo crollo, quando già erano cominciati i contatti con i suoi avvocati, fu davanti alla sua nuova compagna, Romina. E prima ancora che i suoi legali, gli avvocati Valignani e Zurli di Firenze, lo accompagnassero nella caserma dei carabinieri di via Tripoli a Montecatini, dove lo aspettava il magistrato inquirente, sostituto procuratore Claudio Curreli, Massimo Parlanti confessò a Romina quello che aveva fatto, il pomeriggio del 13 dicembre scorso nella villa della Nievole, quando si era incontrato con la ex moglie, Beatrice Ballerini.
La conversazione con la compagna viene captata, nel pomeriggio di lunedì 17 dicembre, poche ore prima che l’uomo si consegnasse ai carabinieri. Quindi, prima ancora che Parlanti varcasse la soglia della caserma, gli investigatori sapevano già tutto.
Parlanti è addolorato e la donna è incredula: «Non riesco a realizzarlo tesoro, scusa, non ce la faccio. Non riesco. Tu ci hai messo tre giorni e io lo devo digerire così, in dieci minuti?».
E lui: «Ti ho detto che sono stato io!». Nel drammatico colloquio Parlanti affronta con rammarico l’ineluttabilità di tutto quello che sta perdendo, riferendosi alla relazione con la donna: «Le fortune così grosse non durano...non durano... Ma poi l’ho distrutta io... l’ho distrutta io questa cosa capisci? Oggi io sarei stato disposto ad abbandonare i bambini per stare con te.... Un tragico evento che non doveva accadere... dagli eventi non si può mai tornare indietro».
«Ma perchè hai fatto questa cosa oscena?», gli chiede lei. «Cosa ti ho fatto...», risponde lui.
Poi la conversazione si fa agghiacciante e Parlanti racconta alla compagna il momento in cui ha perso la testa, aggredendo l’ex moglie.
 

«L’ho spinta a due mani verso il caminetto... l’ho spinta a due mani verso il caminetto... il tutto in pochi secondi, forse qualche frazione di secondo, non so, non te lo so dire... mi ha dato uno sgraffio in faccia, mi ha fatto questo... L’avevo lasciata, mi sono toccato, ho visto delle gocce di sangue in terra allora mi sono avventato addosso a lei...».
 

Alla fine della violenta colluttazione dove Beatrice viene colpita più volte alla testa e soffocata con il braccio dall’ex marito che le stava alle spalle, la donna resta a terra, immobile. Lui guarda l’orologio, mancano pochi minuti alle 4 del pomeriggio e deve andare a riprendere i bambini a scuola. E va via. Prende il cellulare della moglie, perchè, spiegherà poi, gli serviva per prendere il numero della scuola e avvisare le maestre del ritardo. Ma non ha il codice e il cellulare non si accende. Così lo getta in un cassonetto e ritrova, rapidamente, la lucidità e la freddezza per affrontare i tre giorni che verranno. Quindi parlare con gli inquirenti, consegnare gli abiti che indossava, parlare con i suoi familiari e con quelli di lei.


Per arrivare al giorno di questa conversazione e poi, tre ore dopo, nella caserma dei carabineri di Montecatini.
Mancano venti minuti alle otto della sera del 17 dicembre scorso e, davanti al pubblico ministero, Massimo Parlanti conferma tutto e spiega, con precisione, tutte le circostanze di quel tragico giorno.
Lucia Agati