Montecatini, 16 ottobre 2009 - «Good morning sir!»: sarà questo il saluto che dovranno pronunciare da quest’anno gli studenti del liceo scientifico Salutati di Montecatini a colloquio con il preside Paolo Calusi. Non è uno scherzo: la novità dei colloqui «preferibilmente in lingua inglese» è scritta nero su bianco sulla circolare che indica le norme della vita dell’istituto, distribuito in questi giorni ai ragazzi e alle loro famiglie.

Una novità che ha suscitato curiosità, battute sarcastiche. Non solo tra i ragazzi — il primo colloquio c’è già stato — ma anche critiche: «Sai che voglia avranno ora gli studenti — commentavano ironici alcuni insegnanti ieri all’uscita, regolamento alla mano — di rivolgersi al preside, sapendo che dovranno affrontare i problemi in inglese! Come se bastasse qualche chiacchierata per migliorare l’apprendimento dell’inglese nelle nostre scuole, sempre in fondo alle classifiche internazionali. Speriamo che non tocchi anche a noi insegnanti: finirebbe magari che si farebbe a non capirsi...».

Preside, inglese obbligatorio per parlare con lei?
«Ma no, ma no, non c’è nessun obbligo», ci tiene a rimarcare Calusi, insegnante di matematica e fisica prima dell’incarico di dirigente, che certo non vuole altre polemiche dopo le critiche accese subite la scorsa estate per le carenze della preparazione denunciata da alcuni studenti dopo l’esame di maturità. «Parlerò in inglese — dice Calusi — con i ragazzi che sono in grado di sostenere una conversazione. Altrimenti, è ovvio, parleremo in italiano».
Come mai ha sentito questa necessità di lanciare i colloqui in inglese?
«L’idea è nata in maniera molto semplice ed esistono esempi soprattutto all’estero. L’obiettivo è far capire ai ragazzi che quanto studiano a scuola non è inutile, ma che serve e può essere messo a frutto. Quindi perché non sfruttare l’occasione dei colloqui con me per far pratica di inglese?».

E la prima prova com’è andata? «Direi bene: alla fine della chiacchierata con due ragazzi di una seconda liceo, ho chiesto loro se avevano capito tutto e mi hanno risposto di sì. Comunque avevo riassunto quanto appena detto in italiano».
Nessuna difficoltà, nessun imbarazzo o fraintendimento?
«Certo sì, anche per me non è semplice. Anch’io ho le mie incertezze e i miei timori. Sono sicuro che troverò studenti che parlano l’inglese meglio di me».

E dire che l’argomento di questo prima chiacchierata in english non era sul tempo, ma sull’ostico tema — anche in italiano — delle norme per le elezioni in consiglio d’istituto.
Ma le perplessità di alcuni insegnanti del «Salutati» non si limitano al caso «colloqui in inglese». La novità infatti è inserita in un documento sulle norme generali di comportamento a scuola, giudicate da alcuni un po’ troppo rigide e che potrebbero complicare invece che semplificare la vita di tutti i giorni a scuola.
Eccone gli esempi: i ragazzi non possono uscire dalla loro classe nella prima ora, in quella dopo la ricreazione, né al cambio dell’ora. Oppure: gli studenti non possono fermarsi sulle scale o negli altri spazi che collegano i vari spazi dell’edificio scolastico, mentre è loro permesso passare la ricreazione nel cortile esterno.

Non crede che siano imposizioni un po’ troppo severe, quasi da caserma?
«No — risponde il preside — anche perché non sono una novità, queste cose le vado dicendo e scrivendo da anni: quest’anno ho solo declinato il regolamento del nostro istituto in due circolari distinte per ragazzi e insegnanti. Mi sembrano semplici regole per garantire la sicurezza e il vivere civile».