Mancano i documenti, "Non puoi giocare a calcio"

Odissea di un 17enne albanese bloccato dalla uefa

Una partita di calcio Juniores

Una partita di calcio Juniores

Montecatini 1 marzo 2015 - La burocrazia  sta facendo diventare un incubo la voglia di emergere di un ragazzo di diciassette anni, che sognava di diventare un calciatore di buon livello con una società della zona (la Via Nova) e che invece causa ritardi macroscopici fermando addirittura il suo tesseramento nella sede di Nyon della Uefa. A rendere noto tutto questo con una lettera aperta è stato Gianluca Stefanelli, vicepresidente della società pievarina.

 

«Entrato in Italia con la madre dall’Albania è stato poi abbandonato e costretto a chiedere assistenza alle autorità competenti che hanno, giustamente, provveduto ad affidarlo – si legge nelle prime righe di questo appello – a una struttura di accoglienza di zona che potesse seguirlo e consentirgli di frequentare con regolarità la scuola. Dopo due anni vissuti in questa semilibertà si è finalmente aperto un piccolo spiraglio rappresentato dalla possibilità di iscriversi ad una scuola calcio, partecipare agli allenamenti, avere nuovi amici con i quali relazionarsi e divertirsi anche se solo durante l’orario degli allenamenti. Trascorsi alcuni mesi dall’inizio della stagione calcistica ha iniziato a pesare la difficoltà nel reperire la documentazione necessaria per poter essere tesserato e poter quindi giocare nel fine settimana con i suoi nuovi compagni. Finalmente a novembre (dopo quattro mesi) la documentazione richiesta era completa ed è stata avviata la pratica di tesseramento. Per la prima volta sembrava possibile per lui coronare il sogno di tornare a giocare a calcio e vedere una nuova luce nei suoi occhi è stato gratificante per tutte le persone che se ne sono occupate. Purtroppo sono trascorsi ormai tre mesi e mezzo e siamo ancora in attesa del tesseramento, il campionato è quasi a metà del girone di ritorno e le speranze di vedere finalmente realizzarsi quel sogno si affievoliscono ogni giorno che passa».

 

E la delusione per il diciassettenne non è finita: «Quella luce che si era riaccesa nel suo sguardo – continua Stefanelli – si è lentamente spenta lasciando il posto alla rassegnazione, nonostante ciò continua ammirevolmente ad allenarsi con i compagni, ad incitarli ed a gioire con loro per le vittorie, divenendo un esempio per tutti. Per fortuna nel frattempo è stato accolto dalla sua nuova famiglia che pian piano gli sta restituendo l’affetto e una nuova vita. Nel suo piccolo questa vicenda sottolinea quanto a tutti i livelli il nostro paese sia succube di una burocrazia miope, irritante e soprattutto completamente inutile, a maggior ragione se parliamo di sport giovanile. Questo settore dovrebbe, proprio per quelli che vorrebbero essere i suoi valori guida, ergersi al di sopra di questa vergogna. Uno sport, una Federazione, una Lega incapaci di consentire di giocare a calcio ad un ragazzo di diciassette anni in un campionato dilettantistico provinciale che, in pratica, negano un diritto che dovrebbe quasi essere solo uno scontato automatismo. Francamente nel comunicare al ragazzo che ancora non può giocare mi sono vergognato ma il problema vero sta nel fatto che probabilmente chi è veramente responsabile di tutto questo non se ne vergognerà certamente». La speranza è che questa lunga lettera possa servire per muovere qualcosa.