Balducci, la famiglia spiega la crisi

Oggi nuovo incontro in Regione

La festa per gli ottant'anni dell'azienda

La festa per gli ottant'anni dell'azienda

Pieve a Nievole, 8 aprile 2016 - C'è attesa per l'incontro di stamani in Regione tra il consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini e Victor e Iacopo Nucci, titolari dello storico calzaturificio Balducci di Pieve a Nievole dove recentemente sono stati messi in mobilità i 45 dipendenti. Victor e Iacopo Nucci ci spiegano passato e futuro possibile dello storico marchio, in attesa di una soluzione con le istituzioni. Con quali progetti Balducci si presenterà stamani alle autorità? «Ascolteremo le istituzioni e risponderemo alle loro domande. Per ora abbiamo sospeso le attività ed siamo aperti a recepire ogni proposta utile per risolvere la crisi sia da partner industriali che istituzionali. Dal consigliere Gianfranco Simoncini ci aspettiamo una proposta concreta, seria ed applicabile per poter risolvere la crisi».

Perchè avete abbandonato il progetto della cittadella del bambino? «Il progetto Bimbo Planet, per il quale dobbiamo ringraziare il Comune di Pieve a Nievole che ne ha facilitato l'approvazione, non è stato abbandonato ma fino adesso non è stato possibile realizzarlo per gli ingenti costi». Vi si rinfaccia di non aver mai presentato un vero piano industriale di innovazione, perchè? «No, non è vero. Abbiamo intrapreso negli ultimi anni molte azioni strutturate per combattere la crisi, come aprire lo shop on line, investire nel mercato russo che poi purtroppo si è congelato a causa delle sanzioni, sviluppare e realizzare collezioni specifiche per il mercato europeo fin quando abbiamo potuto con le nostre sole risorse finanziarie assumendo nuovi agenti, rifinanziando l'azienda negli ultimi 4 anni per oltre 3,3 milioni di euro, introdurre servizi a valore aggiunto per la clientela come il cambio merce gratuito per tutti i nostri rivenditori per agevolare il sell-out».

Quali sono state le scelte sbagliate nella politica aziendale? «Abbiamo percorso ogni strada possibile, non ultima l'aver affidato alla Kpmg un'indagine sulle alternative possibili per risolvere la crisi». Cosa vorreste dire ai vostri dipendenti? «Balducci ha dato lavoro a quasi tre generazioni di lavoratori, negli anni '70 e '80 dava lavoro a quasi 200 persone. I figli dei figli hanno lavorato con soddisfazione ed impegno in questa azienda. La tutela dei nostri lavoratori è sempre la priorità e cercheremo tutte le possibili soluzioni per scongiurare la perdita del lavoro dei 45 dipendenti attuali».

E' vero che avete fatto investimenti sull'azienda di cui siete titolari a Prato, lasciando a se stessa la Balducci? «E' l'opposto. La Balducci spa ha ricevuto un prestito soci di oltre 1,8 milioni di euro proprio dalla società di Prato. Inoltre ha incrementato il capitale sociale della Balducci di un milione di euro. Dunque è la società di Prato che ha investito in Balducci ingenti capitali, sostenendola più volte finanziariamente e rischiando di perdere questo investimento. Infine la famiglia ha versato personalmente altri ingenti importi per supportare ulteriormente l'azienda». Vorreste mantenere la proprietà dell'azienda? E quali misure adottereste per il rilancio? «Con la possibilità e le condizioni di mercato sicuramente si, visto che sono 82 anni che ci prendiamo a cuore la nostra azienda e concorderemmo le misure da adottare con i nostri consulenti finanziari». E' la vendita alla società che commercializza prodotti cinesi? «Siamo in contatto con molte società di cui alcune commercializzano anche dall'estremo oriente e nel settore calzaturiero è assolutamente normale». E' vero che potrebbe esserci la possibilità di cedere ad una grande firma il prodotto? «Se si presentasse una grande firma o qualunque acquirente con proposte concrete e serie sarà da noi sicuramente valutato senza alcun pregiudizio». Cosa vi aspettate per il futuro? «Non sarà possibile riprendere la produzione in tempi brevi, auspichiamo che si possa addivenire ad una soluzione alternativa soddisfacente per i nostri lavoratori, i nostri clienti, il sistema sociale ed i nostri creditori».