La moda nel segno della solidarietà: nasce «Flo», la sartoria sociale

Il laboratorio creativo che dà lavoro alle persone più deboli

La squadra di Flo Mani Facturing di via Cimabue, la sartoria  sociale dove lavorano anche persone con difficoltà

La squadra di Flo Mani Facturing di via Cimabue, la sartoria sociale dove lavorano anche persone con difficoltà

Firenze, 12 novembre 2016 - Una raggera di fili colorati di rosa per tessere un mondo di trame di umanità, di poesia, di lavoro per chi parte svantaggiato per la malattia. E’ il segnale ideato da Stefano Giannetti dello studio di architettura Ikare che accoglie chi andrà nel laboratorio sartoriale di Flo MANI Facturing in via Cimabue 43, l’atelier laboratorio di questa cooperativa sociale di tipo B che dopo il negozio aperto in Lungarno Corsini nel 2011 ha ora deciso la sfida del taglio e del cucito per realizzare abiti e accessori per donne e bambini all’insegna della diversità creativa che da sogno diventa realtà.

Flo nasce dal coraggio e dal cuore delle fondatrici, Elisabetta Renzoni che ne è la presidente e Guia Michelagnoli e Maria Serena Asso che avevano la sartoria come sogno nel cassetto. Un progetto che ora si mostra e aspetta tanti fiorentini come clienti grazie al lavoro della stilista Viola Collini che ha fatto il Polimoda, del sarto Marco Silvestris che porta la sua esperienza nella couture da Parigi e da un gruppo di volontarie e volontari vicini alla filosofia attiva di Flo, che mette intorno a un tavolo per realizzare boccioli di rosa di seta ragazze autistiche, ragazzi con problemi mentali e fisici, persone che hanno problemi di reinserimento vari. Dal loro impegno guidato dai volontari e dal sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Unicoop Firenze (che ha messo a disposizione i 270 mq dello spazio di via Cimabue a condizioni agevolate), della Fondazione Carlo Marchi col sostegno anche di Sime Telecomunicazioni spa, nascono le collezioni che andranno in vendita nel negozio di Lungarno Corsini insieme ad altri prodotti solidali e di piccole aziende del territorio.

«Vogliamo produrre prodotti esclusivi con lavoro inclusivo, noi non vendiamo la disabilità», raccontano con giusto orgoglio Elisabetta Renzoni e Maria Serena Asso che hanno incontrato sulla strada del bene una giovane artista francese, Julie Denat che viene da Tolosa, che ha creato dei bellissimi biglietti di auguri con disegni fiorentini a china e applicazioni di tessuti di riciclo, che insieme a Riccardo Cont ha creato l’albero di Natale di scatole di legno addobbato con gli strumenti della sartoria. Insieme ai malati che cercano la guarigione del corpo e dell’anima anche i giovani e le giovani tirocinanti che arrivano dalle scuole, la Lorenzo de’ Medici, la Lucrezia Tornabuoni, il FIT di New York attraverso il Polimoda, tutti impegnati a tagliare e cucire magari con tessuti vintage cappotti, camicette e gonne presto in commercio, totalmente Made in Florence, anche su misura, per uscire dal tunnel del disagio con ago e filo.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro