Mercoledì 24 Aprile 2024

Pd, il vice Ricci: "La minoranza blocca la riforma? Siamo pronti al voto anticipato"

Il sindaco e vice presidente del partito: "A Pesaro Matteo ha provato un format"

Pesaro, il sindaco Matteo Ricci (Fotoprint)

Pesaro, il sindaco Matteo Ricci (Fotoprint)

Pesaro, 27 agosto 2015 - MATTEO RICCI, sindaco di Pesaro e vice-presidente del Pd, ha organizzato, su richiesta di Renzi, il comizio-show del premier al teatro Rossini dell’altro giorno.

Avete iniziato la campagna elettorale?

«Non bisogna dimenticare che in politica si è sempre in campagna elettorale».

Quindi, Renzi ha fatto le prove generali a Pesaro?

«Al Teatro Rossini ha provato un format con cui vuole raccontare quello che il governo ha fatto e quello che sta facendo...».

Per andare al voto?

«C’è solo un passaggio politico che può portare sicuramente, anzi automaticamente, al voto anticipato».

Quale?

«Un blocco della riforma istituzionale relativa al Senato, ovvero procrastinare la fine del bipolarismo perfetto».

In quel caso?

«La legislatura finirà e si andrà al voto».

Il premier si porta avanti?

«Diciamo che vuole raccontare a suo modo quello che non riesce a comunicare dell’attività del governo. Uscire fuori da queste polemiche continue, dal batti e ribatti sul singolo provvedimento».

Attraverso lo storytelling, ovvero il racconto di un’idea dell’Italia?

«Il format è legato alla bellezza e alla cultura. La prova generale di Pesaro è riuscita bene, c’era tanta gente, in molti sono rimasti fuori. Lui è stato soddisfatto del risultato. Credo proprio che farà questo viaggio nei 100 teatri del Paese».

Ci sono state contestazioni.

«Limitate. Si è confermato che c’è un nuovo bipolarismo: da una parte coloro che vogliono fare, cambiare. E dall’altra il fronte del rifiuto, del no a prescindere, dell’insulto».

Per lei il vero avversario del cambiamento in questo momento è la sinistra interna al Pd?

«La posizione di contrarietà alla riforma del Senato è incomprensibile. È dai tempi dell’Ulivo che parliamo di superamento del bicameralismo perfetto e ora non siamo d’accordo. Perché?».

Per ragioni interne al Pd.

«Allora questa sinistra Pd è staccata completamente dal suo popolo. Io avrei capito una battaglia sul lavoro, sulla scuola, dove i nostri elettori hanno digerito a fatica certi provvedimenti. Ma sul Senato non c’è nessuno dalla loro parte. Sbagliano e basta. Come sbaglia il sindaco di Roma: fossi stato in Ignazio Marino non me ne sarei certo andato in ferie...».

Lei ha proposto una modifica.

«Si può superare il nodo dell’elezione in tanti modi. Anche prevedendo che del Senato facciano parte i sindaci dei Comuni capoluogo e i governatori che vengono eletti direttamente... Così si riequilibra anche la composizione troppo a favore delle Regioni».

A Bersani e soci cosa direbbe?

«A Bersani, a cui a livello personale e umano voglio anche bene, posso dire che la ‘ditta’ – per riprendere una sua immagine – è per sempre. Non può esistere solo quando si è al comando. Ma non credo che tireranno la corda fino a romperla. Anche se aver partecipato al festival dei 500mila emendamenti è una cosa grave».

Lei li conosce bene.

«Io credo che lo scenario per una battaglia politica interna sia il congresso del 2017».

Ma il Pd per Renzi è un problema?

«Se lo si lascia così direi di sì. Va rafforzato. Sui grandi temi deve avere una sua posizione autonoma».

Anche in campagna elettorale?

«Sempre».