"Noi, migliori piloti del mondo costretti a volare all'estero"

Il comandante Ingenito: "L'Italia sta perdendo una grande tradizione" di Leo Turrini

Piloti (Ansa)

Piloti (Ansa)

«MI CHIAMO Clemente Ingenito. Ho 47 anni e sono consigliere dell’Anpac, l’associazione nazionale piloti per l’aviazione civile. E confesso una cosa, con dispiacere: un po’ mi sento l’ultimo dei Mohicani, o quasi...». Tra cielo e terra, nel Bel Paese, c’è l’Alitalia. Al centro dell’ennesima, infinita telenovela. Sullo sfondo, però, si staglia un rischio reale: fra qualche anno, i Maestri del Volo potrebbero non abitare qui. Qui, nella terra di Francesco Baracca. «Nel senso che tra un po’ chi fa il mio mestiere lavorerà solo all’estero — spiega il comandante Ingenito — E non necessariamente per effetto della trattativa tra il vettore di bandiera e la Ehitad». Cosa sta succedendo? «Vede, in Italia abbiamo sempre avuto una grande tradizione nell’aviazione, sia civile che militare. Se lei chiede in giro, intendo in giro per il mondo, si sentirà rispondere che i nostri piloti sono tra i migliori, per competenza e per sicurezza». E allora? «Allora, visto che parliamo tanto di fuga dei cervelli, siamo anche alla fuga dei piloti». Non capisco. «La situazione è sempre più difficile. Una volta ad Alghero avevamo una scuola che formava i professionisti dei jet. Più di millecinquecento ragazzi diventati uomini imparando a portare un Jumbo o un Airbus. Ma poi la scuola è stata chiusa...». Colpa della crisi, immagino. «Immagina bene. Ma qui si sta disperdendo un patrimonio storico e se pemette anche culturale. Prenda la mia esperienza, nel suo piccolo». La prendo... «A 17 anni ho conseguito i brevetti per i Piper. Poi sono entrato nella Marina Militare. Ho fatto più di trecento atterraggi e decolli in verticale dalle portaerei. Ho anche partecipato alla guerra del Kosovo. E dal 1999 sono passato ai voli civili, con Alitalia. Più di diecimila ore sulle rotte internazionali». Beato lei. «Eh, ma oggi vacilla la fiducia nel nostro futuro. Siamo all’emorragia. Ci sono bravissimi piloti italiani che vanno all’estero». Manco fossero Belinelli il cestista o Immobile il bomber. «Le compagnie di linee straniere, dalla Turkish Airlines alla Emirates, fanno proposte più vantaggiose. Non tanto in termini di carriera, quanto in tema di prospettive professionali. Avanti così e nel 2025 in Italia non ci sarà più un nostro concittadino al timone di un jet!». Brutta roba. Ma i critici dicono che voi piloti siete strapagati, eccetera eccetera... «E questo è un modo di ignorare la realtà. L’Italia è fondamentale nella storia dell’aviazione. Perché un ragazzo dovrebbe spendere centomila euro per i brevetti e l’istruzione quando poi deve andarsene a cercare un posto a Istanbul o a Doha? Anche da queste cose si percepisce la vitalità di una nazione». Comandante Ingenito stia su, adesso in Italia arrivano gli sceicchi di Etihad e magari tutto si aggiusta. «Me lo auguro, perché sarebbe una bella soluzione per l’azienda Alitalia e per il sistema Paese, ma guardi che me lo auguro anche per chi pensa che la nostra patria non possa rinunciare a una fetta, piccola quanto vuole, delle sue bellezze, che non sono solo chiese e musei...».