Martedì 16 Aprile 2024

Mafia, colpo a Messina Denaro: presi i fedelissimi. Scoperti pizzini: ecco come funzionano

Blitz all'alba della polizia nel 'feudo' del boss, in manette anche 11 fiancheggiatori. Smantellato il sistema di comunicazione del superlatitante. Rosy Bindi: "Più difficile la latitanza del boss"

L'operazione 'Ermes'

L'operazione 'Ermes'

Palermo, 3 agosto 2015 - Si stringe il cerchio intorno a Matteo Messina Denaro, superlatitante e, al momento, numero uno della mafia. Esponenti di vertice delle famiglie di Cosa Nostra trapanese e presunti favoreggiatori del boss sono stati arrestati nell'operazione "Ermes" condotta dalla polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. La polizia ha arrestato 11 fiancheggiatori del padrino di Castelvetrano. 

Arresti e perquisizioni sono stati eseguiti nelle province di Palermo e Trapani da personale delle Squadre Mobili delle due città con il coordinamento del Servizio centrale operativo della polizia di Stato e la partecipazione del Ros dei carabinieri. I provvedimenti restrittivi riguardano i capi del mandamento di Mazara del Vallo e dei clan di Salemi, Santa Ninfa, Partanna, ritenuti feudi di Messina Denaro.

I PIZZINI - Gli investigatori hanno colpito il sistema di comunicazioni di Matteo Messina Denaro, che come altri capimafia - in primis Bernardo Provenzano - usava i 'pizzini' per dare ordine e gestire gli affari. Il centro di smistamento dei bigliettini era in un casolare nelle campagne di Mazara del Vallo. Lo smistamento dei bigliettini avveniva in due masserie nelle campagne di Mazara del Vallo e Campobello di Mazzara, di proprietà di due allevatori, oggi arrestati, Vito Gondola e Michele Terranova. Gli inquirenti, che tenevano sotto controllo la zona, hanno accertato che i pizzini, che erano smistati durante i summit, venivano nascosti sotto terra. Solo al termine delle riunioni i "collettori" li andavano a prendere e li davano ai destinatari. I biglietti erano ripiegati e chiusi con dello scotch. Rigide le regole imposte sulla comunicazione: i messaggi dovevano essere letti e distrutti e le risposte dovevano giungere entro termini prefissati, al massimo 15 giorni. Regista dello smistamento era proprio il mazarese Gondola.

L'incontro di due anziani boss presunti fiancheggiatori di Messina Denaro (Polizia di Stato)NOMI IN CODICE - Per convocare i summit gli arrestati, molti dei quali allevatori, utilizzavano termini come 'concime' e 'favino', cereali dati in genere ai maiali. Gli scambi dei bigliettini a un certo punto hanno subito un arresto, che gli inquirenti ricollegano a un temporaneo possibile allontanamento di Messina Denaro - il cui nome è presente in alcune conversazioni intercettate - dalla Sicilia. I mafiosi non si riunivano mai all'interno delle masserie ma solo nelle campagne, cosa che ha reso più complicato intercettare le loro conversazioni.

L'INCHIESTA - L'indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Teresa Principato e dai pm Paolo Guido e Carlo Mazzella, è cominciata nel 2011, quando dopo un'operazione di polizia che ha disarticolato la rete dei favoreggiatori, gli uomini d'onore sono stati costretti a riorganizzare la comunicazione. 'Ermes' è una prosecuzione delle operazioni "Golem" ed "Eden" condotte dalla polizia e dai carabinieri e che hanno portato in cella fiancheggiatori e familiari del boss.

GLI ARRESTATI - Gli arrestati sono Vito Gondola, mazarese, 77 anni, Leonardo Agueci, 28 anni, Ugo Di Leonardo, 73 anni, Pietro e Vincenzo Giambalvo, 77 e 38 anni, padre e figlio, Sergio Giglio, 46 anni, Michele Gucciardi, 62 anni, Giovanni Loretta, 43 anni, Giovanni Mattarella,49 anni (genero di Vito Gondola), Giovanni Domenico Scimonelli, 48 anni, Michele Terranova, 46 anni. 

ROSY BINDI - "La latitanza di Matteo Messina Denaro da oggi è molto più difficile - esulta Rosy Bindi, presidente della commissione d'Inchiesta parlamentare antimafia  - L'operazione costituisce un rilevante successo del lungo e paziente lavoro d'indagine condotto dalle forze di polizia giudiziaria e dai magistrati della Dda di Palermo, che ringrazio per questo risultato, così significativo, che testimonia la determinazione delle istituzioni nella lotta alla mafia".