Mense chiuse, la rivolta dei genitori

Il commento

Claudio Masseglia

Claudio Masseglia

Massa, 28 maggio 2016 - C'è chi l’ha chiamata «la rivolta della minestrina». Quella che per intenderci tutti gli anni viene servita nelle scuole con ampio ritardo rispetto al giorno di inizio delle lezioni. Succede praticamente in tutta Italia: prima campanella il 13 settembre? La mensa parte il 1° ottobre. Boh... Lezioni finite il 15 giugno? Stop alla refezione il 31 maggio e così via. «Motivi organizzativi» la giustificazione addotta dai responsabili delle varie scuole, a fronte magari delle timide rimostranze di quei genitori che sul tempo pieno a scuola facevano affidamento per poter lavorare. Sarà. Però le nostre scuole conoscono il numero di iscritti da marzo attraverso le preiscrizioni, fatte dai genitori attraverso le nuove e velocissime procedure telematiche.

Difficile capire come cinque mesi dopo non si siano organizzati a dovere per presentare il pacchetto completo scuola-mensa agli alunni. Ancora più incomprensibile lo stop alle cucine anche 20 giorni prima della fine delle lezioni. Perchè? Non lo capiscono soprattutto i tanti genitori-lavoratori che fanno affidamento sul tempo pieno a scuola per organizzarsi la giornata, senza ricorrere a baby sitter o agli insostituibili nonni. Dicevamo della «rivolta della minestrina» partita dalla verve di un numeroso gruppo di genitori di Massa, per nulla intenzionati a far passare sotto silenzio quello che ormai sembrava essere un dato di fatto, un andazzo codificato, un diritto acquisito ad «accorciare» un servizio pubblico.

C’è gente tosta all’ombra delle Apuane: in quattro e quattr’otto i genitori hanno organizzato una petizione per chiedere di prolungare la mensa fino «all’orario stabilito in sede di presentazione dell’offerta scolastica», come sottolineato al sindaco. Hanno protestato e vinto, tanto da portare il Comune a chiedere alle scuole di allungare il servizio fino a metà giugno. Non in tutte le scuole, ma è comunque già qualcosa. E a settembre si vedrà.