Martedì 23 Aprile 2024

"Ciao papà", firmato Messina Denaro. Necrologio-sfida del boss. Ma è isolato

Intercettazioni, i picciotti ora lo scaricano: "Tra un po’ si ritira"

L'identikit di Matteo Messina Denaro diffuso dalla polizia (Ansa)

L'identikit di Matteo Messina Denaro diffuso dalla polizia (Ansa)

TRAPANI, 1 DICEMBRE 2015 - SI INCRINA l’omertà che protegge l’interminabile latitanza di Matteo Messina Denaro, il padrino di Castelvetrano in fuga dall’estate 1993 e ritenuto il ricercato numero uno d’Italia. Gli inquirenti stanno stringendo il cerchio con l’arresto dei suoi familiari più stretti (la sorella, un cognato e i nipoti) e di alcuni ‘postini’ e fiancheggiatori. Ormai è a una svolta la caccia al boss che rappresenta l’altra «faccia della luna» rispetto ai corleonesi, tutto pizzini, vita agreste e immagini sacre. Lui, invece, non disdegna la bella vita, le auto di lusso, i giochi elettronici e le ‘fimmine’. La latitanza non gli ha impedito di pubblicare, come ogni anno, il necrologio in ricordo del padre Francesco, il capo mandamento di Castelvetrano morto da latitante in campagna il 30 novembre 1998 per un infarto. L’avviso funebre apparso sul Giornale di Sicilia, è firmato «I tuoi cari»: al centro la scritta del nome, a sinistra la data di morte, a destra quella attuale.   IL NECROLOGIO è più stringato rispetto a quelli del passato, quando le frasi usate erano: «Ti vogliamo bene, Sei sempre nei nostri cuori» o (in latino): «È tempo di nascere ed è tempo di morire, ma vola soltanto colui che vuole e il tuo volo è stato per sempre sublime…», una citazione dall’Ecclesiaste. Un segno di arroganza, un’affermazione che Messina Denaro continua a controllare il territorio e la holding criminale che macina profitti con il traffico internazionale di droga? Può darsi. Eppure si ha l’impressione che qualcosa si stia rompendo, ascoltando lo sfogo intercettato tra due ‘picciotti’. Si lamentano della «mollezza» del «siccu» (chiamato così per la sua magrezza giovanile) di fronte all’offensiva dello Stato. Ecco cosa dicono i due gregari del boss. Uno: Ma anche questo (Matteo Messina Denaro, ndr) che m... fa? Un c...!  Due: Niente. E poi se la fa… Cioè arrestano i tuoi fratelli, le tue sorelle, i tuoi cognati e tu non ti muovi? Uno: Ma fai bordello! Svita a tutti. Dici: se avete i…. uscite tutti fuori sennò vi faccio saltare.  Due: Non c’è più niente. Uno: Io sono convinto che questo (Messina Denaro, ndr) qualche giorno, a meno che non l’abbia già fatto, si ritira. Gli altri vanno a fare cose a nome suo quando lui ormai non c’è più qua e chissà dove minchia se ne è andato.  Due: Mmm... Uno: Andatevi a rompere il… tutti! Perché non c’è nessun accenno, un movimento, niente. Cioè, dallo tu, un movimento… Due: Ma che tattica è questa? Uno: Dico: un accenno che sei presente! O no? Niente!    COME vanno interpretate queste parole? Gli inquirenti manifestano prudenza. Potrebbero essere il segno di nervosismo dilagante nel clan dopo i ripetuti colpi e la mancata reazione del superlatitante. O potrebbero essere l’ennesimo tentativo di intorbidire le acque, facendo pensare a una sua fuga lontano dalla Sicilia o a un suo ritiro dalla scena mafiosa. Una cosa è certa: gli ultimi messaggi del padrino sono stati sequestrati in estate tra Castelvetrano, Mazara del Vallo e Salemi. Praticamente a casa sua.