Carrara, 29 Marzo 2011- «FERMATE la selezione del socio privato di Gaia». Perentoria la richiesta fatta dalle segreterie della Cgil di tutte e tre le Province servite dal gestore idrico — cioè Pistoia, Lucca e Massa Carrara — ai sindaci dei comuni soci di Gaia. La richiesta si fonda su due ragioni: il referendum di giugno potrebbe bloccare la privatizzazione dell’acqua, e dove già sono arrivati partner privati le tariffe a carico dei cittadini sono più care. E non poco.

«LA PROCEDURA d’ingresso del socio privato — spiega Rosanna Rosi, segretaria provinciale della Cgil di Lucca — è sbagliata. Bisogna attendere l’esito del referendum del 12 e 13 giugno. Noi non vogliamo, in generale, una gestione privatistica dell’acqua, ma la fretta può far commettere errori. Un quesito referendiario, il secondo, riguarda la redditività del 7 per cento per il capitale investito. Se questa norma salta, cambierà lo scenario della partecipazione privata, specialmente in società come Gaia che ha un forte indebitamento e ricerca con urgenza nuovi capitali. Ma l’indebitamento è tale che neanche l’ingresso di soci privati servirà a qualcosa. Infatti la direzione aziendale ha già rivisto al ribasso la stima dei proventi della capitalizzazione. Gaia è partita calcolando 12 milioni di valore per il 40% delle azioni, con 15 milioni di plusvalenza, per un totale di 27 milioni; ma ha abbassato il totale a 23 milioni pur nell’ipotesi di privatizzare il 49% delle azioni».

IL SEGRETARIO della Camera del lavoro Paolo Brunini pesta il pugno sul salasso a carico dei cittadini per un bene primario come l’acqua: «In otto capoluoghi toscani abbiamo le tariffe idriche più care d’Italia. Fa eccezione solo la Provincia di Massa e Carrara. Ma in questa situazione Gaia ha ancora le tariffe più basse della carissima Toscana, quindi non è detto che la situazione migliorerà con l’ingresso del privato. La realtà è che tutti gli altri gestori del servizio idrico, con assetti societari misti, hanno tariffe maggiori ma contemporaneamente il loro indebitamento è elevato come quello di Gaia, che è l’unica ancora in house e con capitale totalmente pubblico. Contro la privatizzazione dell’acqua la Cgil ha aderito al comitato referendario per i due sì per l’acqua pubblica, e stiamo valutando altre iniziative fino al voto del referendum».

AL MOMENTO c’è la lettera inviata ai sindaci presenti nell’assemblea di Gaia. La Cgil ricorda il milione e 400 mila firme per il referendum in virtù delle quali «sarebbe stata necessaria una moratoria sulle scadenze del decreto Ronchi e sulle norme di soppressione degli Ato». Ma l’obiettivo è Gaia: «In tutta fretta, e possibilmente prima del voto, si intende procedere alla parziale privatizzazione della società che gestisce il servizio idrico in 41 comuni di Massa Carrara, Lucca e Pistoia».
Rosi, coi colleghi segretari, ricorda che già nel 2005 l’Ato aveva previsto la ricerca del socio privato, opzione poi abbandonata e ora ripresa. Una scelta sbagliata secondo la Cgil sia per l’indebitamento di Gaia, sia per la crisi economica che potrebbe portare in cassa a Gaia molto meno di quanto sperato. Da qui la richiesta ai sindaci di rivedere ogni strategia di gestione e sviluppo.

AI SINDACI si rivolge anche Patrizia Bernieri, segratario della Cgil di Massa Carrara: «Non vi chiediamo di condividere le nostre posizioni sull’acqua — DICE — perché su questa materia risponderanno presto i cittadini. Vi chiediamo di riconsiderare la strategia di privatizzazione come unica soluzione per Gaia congelando da subito le procedure per la ricerca di un pater privato».