Carrara, 13 giugno 2014 - STAVA LAVORANDO a ritmi frenetici. Doveva confezionare nel giro di una settimana la nuova Marble weeks per dare vita e lustro alla sua Carrara. Non ce l’ha fatta Paolo Armenise ad arrivare all’appuntamento della sua festa più bella. Al 27 giugno, per tagliare il nastro di quella che sicuramente è anche una sua creatura. L’architetto, 48 anni, è morto sul colpo ieri pomeriggio a Milano, vittima di un tragico quanto folle incidente stradale in autostrada. Si trovava a bordo della sua Jeep sulla tangenziale est che porta nel capoluogo lombardo, dove Armenise aveva uno studio di architettura, quando è stato travolto da un’Audi che stava fuggendo ai carabinieri. Una mezz’ora di pura follia quella che si è consumata ieri ieri poco dopo le 17 nei pressi di San Donato milanese.

Un’Audi A4 condotta da tre nordafricani non si è fernata all’alt di un normale controllo dei carabinieri piazzati nella zona sud di Milano, e si è data alla pazza fuga. Nella corsa ad altissima velocità, pare che avesse raggiunto i 170 chilometri orari, per fuggire al posto di blocco della Provinciale 164 San Giuliano - Locate Triulzi, l’auto con i tre extracomunitari si è precipitata verso l’imbocco dell’autostrada in direzione Bologna.

Sul posto immediatamente, dopo l’allarme delle forze dell’ordine, sono giunte quattro radiomobili dei carabinieri, mentre un elicottero della polizia seguiva l’episodio dall’alto: all’altezza di San Donato Milanese il conducente dell’Audi ha perso il controllo, l’auto si è schiantata contro lo spartitraffico, è saltata nella corsia inversa e ha sbattuto a velocità folle contro il fuoristrada di Armenise che procedeva in direzione opposta, diretto verso Milano dove doveva raggiungere il suo studio. Armenise è stato letteralmente travolto, non ha avuto nemmeno il tempo di accorgersi del prioiettile a quattro ruote che gli stava piombando addosso. Nemmeno il tentativo di sterzare. E’ morto sul colpo, una morte in diretta, mentre i tre malviventi se la sono cavata, riuscendo a fuggire a piedi. L’Audi ha centrato la vettura come un ariete e, nonostante la sua dimensione, la Jeep si è capottata un paio di volte prima di fermarsi e accartocciarsi come se fosse di carta sul fianco. A quel punto per l’automobilista non c’era già nulla da fare. I paramedici del 118 hanno potuto solo constatare il decesso, mentre ai vigili del fuoco è toccato il compito di tagliare l’abitacolo per rimuovere il corpo dalle lamiere distrutte. Un destino crudele che non può essere spiegato in alcun modo. L’auto su cui viaggiavano i tre è intestata a un soggetto molto conosciuto alle forze dell’ordine della Lombardia, noto prestanome che si intesta auto utilizzate in diverse operazioni criminali. Le forze dell’ordine hanno scatenato una vera e propria caccia all’uomo nelle campagne circostanti. Anche l’Audi è stata praticamente distrutta, ma i banditi, approfittando del fatto che i militari si sono fermatia prestare i primi soccorsi, sono riusciti a far perdere le proprie tracce.

In seguito allo schianto e all’arrivo dei soccorsi e delle forze di Polizia, il raccordo per la tangenziale è poi rimasto chiuso per diverse ore. Per i rilievi e i successivi accertamenti ha proceduto poi la polizia stradale.
I tre banditi, scappati a piedi, sono stati ricercati fino a tarda notte dai carabinieri anche con il supporto di un elicottero della polizia. Per i tre potrebbe configurasi il reato di omicidio volontario. Altre due persone sono rimaste coinvolte nell’incidente: un automobilista di 35 anni che ha rifiutato le cure, e un motociclista di 36 per il quale è stato necessario il trasporto all’ospedale di San Donato per lievi traumi. Alla polizia il tragico incarico di avvisare la famiglia che vive a Stresa, i genitori, la sorella Giovannella, il fratello.

PAOLO Alfredo Armenise era personaggio noto in città. Alto, carismatico, spesso con un cappello in testa, a volte con i capelli lunghi, talvolta con la barba. Riconoscibile sempre dall’occhio vivo e d’argento. La sua professione lo aveva portato a collaborare con i più importanti imprenditori del marmo: si può dire che insieme alla collega Silvia Nerbi abbia introdotto il design in città. La sua creatività e le sue idee gli hanno aperto le porte della Marmi macchine con cui ha collaborato fino a diventare anima e ideatore della Marble weeks, la sua più importante creatura. La kermesse più affollata del centro cittadino ha portato fin dalla sua prima edizione la firma di Armenise che da subito ha voluto coinvolgere nel suo progetto di design l’intera città. Importanti sono stati i suoi allestimenti unici e suggestivi alle cave e le collaborazioni con il negozio di arredamenti di Nerbi.

Uno dei suoi momenti migliori fu il trionfo della prima Marble week quando dimostrò che con pochi soldi e molte idee si poteva fare di più che con grandi consulenze e blasonati curatori. Fu una sfida subito capita dalla città che sempre ha riconosciuto in Marble weeks il prodotto a sé più congeniale. Aveva portato anche un pezzo di Carrara a Milano dove il marmo anche grazie a lui è stato spesso protagonista del Fuorisalone.

Paolo Armenise è stato visto dai suoi amici proprio ieri mattina alle 7 mentre prendeva un caffè prima di imboccare l’autostrada. Quell’autostrada che lo avrebbe dovuto portare nello studio fucina di idee e di creatività che invece lo ha condotto alla morte.