Pontremoli, 3 aprile 2014 - Sulle tracce di George Clooney, che vuole accasarsi in Lunigiana, fanno già la fila decine di turisti statunitensi ansiosi di curiosare nel panorama di pievi, castelli e borghi a caccia del suo non più tanto segreto “buen retiro”. Lo ha svelato ieri la guida turistica della Lunigiana Francesco Bola sulla sua pagina Facebook:“Non ci crederete, ma questa mattina mi ha chiamato un’ agenzia americana con sede distaccata in Toscana, che vuole inserire la visita di Pontremoli nei suoi programmi. Vogliono far vedere il countryside apprezzato da George Clooney. La cosa mi fa un po' sorridere, ma se questo è lo show business si accomodino pure…”.

Il dottor Bola, che da anni si dedica a questo affascinante lavoro, dopo una laurea in Storia dell’arte all’Università di Parma, conferma. “ Sì è vero, sono stato contattato per organizzare dei tour limitati a gruppi di una decina di turisti che vogliono visitare la Lunigiana”. E’ l’effetto Clooney, dopo il gossip sul cerca-casa nella nostra zona. “I puristi storcono il naso, ma abbiamo bisogno di un colpo di manovella e se arriva sulla scia mediatica legata ai colpi di fulmine di una star di Hollywood, non abbiamo alcuna prevenzione, ci mancherebbe. Siamo ben contenti e ringraziamo l’attore per l’attenzione”.

Il bel George è come il vecchio confetto lassativo Falqui, pubblicizzato da Carosello. Lo slogan “Basta la parola !”, è rimasto nella memoria collettiva, ma evidentemente è ancora di grande attualità anche oltre oceano. E i turisti a stelle strisce, che già scelgono l’Italia come prima meta proposta dai tour operator di casa loro, sono ansiosi di scoprire territori ancora sconosciuti come la Lunigiana. Poi se il consiglio indiretto arriva da un premio Oscar, si scatena l’ istinto da Far West alla rovescia dei cowboy, mescolato al
desiderio inconscio di trovare il Klondike turistico: una “terra dell’oro” che offre emozioni e ambientali e prelibatezze gastronomiche. E’ il caso di Pontremoli che avrebbe folgorato Clooney a suon di testaroli e antiche pietre.

Natalino Benacci