Massa, 26 marzo 2014 - Il sacerdote bussa, ma nessuno apre. Succede sempre più spesso, soprattutto in città. L’«effetto Francesco» si è attenuato, o le ragioni che inducono molti massesi a non far entrare il sacerdote per la tradizionale benedizione delle case nel tempo pasquale, sono altre? Che l’elevazione al soglio pontificio di Jorge Mario Bergoglio e soprattutto, che alcune delle sue frasi già divenute celebri — «Vorrei una chiesa povera» — abbiano portato una ventata fresca in una delle più antiche comunità di fedeli, non è certo un segreto. Ma le motivazioni di quello che qualcuno interpreta come un segnale preoccupante, vanno ricercate altrove e non solo nell’allontanamento da parte di molti dalla chiesa.

Che i parroci rispetto a un tempo siano diminuiti è un dato di fatto, tanto che sono aumentati notevolmente i casi in cui sono i diaconi, in qualità di servitori della chiesa, a svolgere le benedizioni. Succede così che una parte dei fedeli non sempre accettano una figura per certi versi poco conosciuta. «La progressiva diminuzione dei parroci — ammettono alcuni dei sacerdoti — è purtroppo uno dei motivi che ci inducono a ripartirci le benedizioni con i diaconi». Ma ci sono anche altri aspetti, di natura economica. «E’ brutto da ammettere — osserva un residente del centro — ma la crisi economica impone a molti di risparmiare su tutto e di conseguenza, anche sull’offerta libera».

Un altro dei motivi è legato alla conservazione delle usanze. Molte infatti le famiglie che si aspettano la tradizionale benedizione dispensata dal parroco con i chierichetti al seguito. Di avviso diverso don Anselmo Luciani, uno dei sacerdoti più conosciuti in città. A lui infatti il merito alla fine degli anni ’70, della costruzione dell’asilo del borgo Ponte. Quando la carta aveva ancora un valore, don Luciani la raccoglieva un po’ ovunque e la trasportava alla cartaria, dove lira dopo lira è riuscito a fare ciò nessuno si sarebbe mai sognato. «In molti casi — sottolinea don Luciani — il motivo delle case trovate chiuse al passaggio del parroco, è semplicemente da ricondurre al fatto che nelle abitazioni non c’è nessuno. Oggi si vive in modo frenetico e soprattutto si sta molto meno in casa. E la dimostrazione — aggiunge— è che spesso i parroci vengono richiamati, per fissare giorno e ora». Ma la benedizione si limita alle abitazioni, o riguarda anche le attività e altri luoghi?

«Per ciò che riguarda le attività, come gli esercizi commerciali — chiarisce don Luciani — non si va di nostra spontanea volontà. Sono gli stessi titolari a chiederlo.La stessa cosa vale anche per altre realtà, come nel caso di un asilo, dove le maestre ci hanno fatto sapere che avrebbero piacere che dispensassimo la benedizione in quei locali». Significativo anche quanto dichiarato recentemente da don Giuseppe Marino, parroco nelle frazioni massesi di Mirteto, Castagnara e Ortola. «Nel tempo quaresimale — ha detto — visito le famiglie delle mie tre parrocchie ogni tre anni, perché di più non mi sarebbe possibile». Oltre a questo però don Marino, impartisce una sorta di benedizione collettiva delle famiglie in un giorno stabilito, scegliendo come sede un luogo pubblico.

Stefano Guidoni