Massa, 13 luglio 2013 - Il dato è nazionale ma non si discosta dalla realtà apuana: rispetto all’aprile del 2012 la richiesta di concordati preventivi è aumentata tra il 66% ed il 70% secondo Cna. Un balzo enorme di uno strumento che avrebbe dovuto sulla carta tutelare i creditori e che invece si sta rivelando un boomerang con effetti collaterali pericolosissimi ed indesiderati per le piccole imprese prese per la gola. A dirlo è Cna che prende posizione di fronte ad uno «strumento richiesto e spesso concesso con troppa facilità che si sta rivelando — spiega Paolo Bedini, presidente provinciale Cna — una comoda alternativa al fallimento».

Nel mirino della principale associazione degli artigiani ci sono i concordati “in bianco” o in continuità ovvero la possibilità di presentare una domanda priva del piano di risanamento anche con effetti retroattivi. Nel dettaglio locale ci sono i casi Cermec, Errerre e Cat che per ora — scrive l’associazione — «è solo in stato di liquidazione ma le premesse non sembrano far presagire altra strada se non quella del concordato». Il bersaglio è la gestione leggera della “cosa pubblica”.

«I presupposti della riforma della legge fallimentare erano ottimi e da qui il gradimento per questo strumento che viene sempre più utilizzato dalle imprese in difficoltà — analizza Bedini — ma il concordato non rappresenta per un numero significativo di imprese l’occasione per una ristrutturazione di successo, tanto più quando a richiederlo sono le imprese di natura pubblica. Le nostre piccole aziende sono considerate l’agnello sacrificale di una politica che non avendo controllato le imprese partecipate, preferisce portare i libri in tribunale. E la cosa surreale è che il tutto deve essere appreso dai giornali e che non viene mai individuata una responsabilità manageriale».

Per Cna il concordato è diventato «una scappatoia legalizzata per non pagare i fornitori, subappaltatori e altri creditori». Da qui la provocazione di Paolo Ciotti, direttore provinciale Cna: «Invitiamo le imprese che hanno posizione debitoria ad utilizzare lo strumento del concordato come fanno le municipalizzate. Partiamo per esempio con un maxi concordato nei confronti degli istituti bancari verso cui tutte le imprese si trovano in condizione debitoria, e via via con tutti gli altri soggetti; i nostri imprenditori dovranno imparare a comportarsi come si comportano le aziende pubbliche perché questo è quello che la politica ci sta insegnando. Questo modo di concordare rappresenta uno schiaffo al sistema economico, una penalizzazione per tutti quegli imprenditori che fanno ogni sforzo per non fallire e per onorare i loro impegni con i creditori. Questo concordato lascia nella maggior parte dei casi a mani vuote la stragrande maggioranza dei creditori, soprattutto quelli medio piccoli».