Massa, 20 febbraio 2013 - Dentro o fuori, vale a dire rinvio a giudizio o archiviazione di uno dei casi più clamorosi degli ultimi anni. I tre indagati per la vicenda del maxi-buco dell’Asl compariranno il 28 febbraio davanti al giudice per le udienze preliminari, nell’udienza filtro che stabilirà il rinvio a giudizio o l’archiviazione.

Arriva a una svolta il procedimento a carico degli ex direttori generali dell’Asl Antonio Delvino e Alessandro Scarafuggi e l’ex direttore amministrativo Ermanno Giannetti, tutti arrestati la mattina del 23 maggio 2012 nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Massa sul maxi-buco dell’Asl: per Scarafuggi e Delvino (entrambi rimessi in libertà poco dopo l’arresto ai domiciliari) l’accusa è di falso in atto pubblico, per l’alterazione dei bilanci dell’Asl dal 2004 al 2009 servita, stando all’accusa, a nascondere le perdite via via maturate col passare dei mesi. Un buco salito fino a oltre 200 milioni di euro.

Più pesante la posizione di Giannetti nel frattempo già condannato con rito abbreviato a cinque anni e sei mesi per l’accusa di peculato: l’ex direttore amministrativo, stando all’accusa, avrebbe infatti emesso falsi mandati di pagamento per oltre un milione di euro a favore di creditori dell’Asl 1, per poi intascare lui stesso i soldi. Giannetti ha scelto il rito abbreviato solo per l’accusa di peculato, mentre per il falso in bilancio ha optato per il rito ordinario sostenendo la sua innocenza. Se ne parlerà il prossimo 28 febbraio davanti al Gup.

L’inchiesta è partita il 10 ottobre del 2010 quando la Regione commissariò l’Asl 1 dopo aver scoperto "incongruenze contabili" tali da rendere impossibile l’approvazione del bilancio 2009. Dieci giorni dopo il presidente della Regione Enrico Rossi (poi a sua volta indagato per il buco del’Asl) si presentò in Procura a Massa per chiedere alla magistratura di valutare eventuali risvolti penali della vicenda.

In un primo momento si era parlato di un "buco" da 60 milioni, cifra iscritta a bilancio dall’Asl come credito verso la Regione, suffragata da una lettera poi definita "grossolanamente falsa". Da lì le indagini, con decine di persone ascoltate, migliaia gli atti contabili passati al setaccio per ricostruire lo scandalo dell’Asl nel quale, al "buco" milionario, si aggiugerebbe l’uso a fini personali del denaro pubblico. E ora, il gup.