Lunigiana, 3 gennaio 2013 - E’ tornato qualche settimana fa a Filattiera un piccolo gruppo di emigrati in Uruguay, grazie ad un’iniziativa di “Parco nel Mondo”, progetto del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano che da oltre quattro anni lavora per la cittadinanza affettiva degli emigrati dell’Appennino e per lo sviluppo sostenibile del territorio. L’idea è venuta a Patricia Bardini, segretaria dell’Associazione “Figli di Toscana” in terra uruguaiana, collaboratrice di “Parco nel Mondo”, così da essere diventata anche, in occasione della sua visita a Filattiera, borgo di origine dei nonni, “cittadina affettiva” del Parco Nazionale.

Assieme a Patricia hanno lavorato Soledad Gonzalez Turriani, presidente del Gruppo Giovani Toscani dell’Uruguay in compagnia della mamma Marisa, originarie della Garfagnana.«Non ho ancora dimenticato il recente viaggio in Lunigiana — scrive su “Facebook” Patricia Bardini, sempre in contatto con la comunità del ‘Parco nel mondo’ —, è stata una bellissima esperienza che ci spinge a proseguire le relazioni per rafforzare i legami con i più giovani, e quelli non tanto come me, che però hanno tanta voglia di impegnarsi per un sentimento di italianità nato all’estero con radici italiane».

«Per me questa esperienza è stata meravigliosa — commenta sul social network, Soledad Gonzalez — perché abbiamo conosciuto paesini della Lunigiana che non sono turistici come gli altri posti dove siamo stati, ma secondo me sono ancor più carini che le località più famose. Abbiamo avuto anche l`opportunità di parlare con gli abitanti di questi paesini, persone gentilissime che erano felici di riceverci. E’ importante continuare il legame tra gli abitanti che sono ancora in questi paesi e i figli e nipoti di quelli che sono partiti alla ricerca di altre opportunità».

L’Associazione “Figli di Toscana” agisce in continuità e in collegamento con il lavoro di “Parco nel Mondo”, che punta a valorizzare l’Appennino attraverso la partecipazione di chi da qui è emigrato ma non ha mai dimenticato le proprie radici. Come Oscar Tuset Cresci, ad esempio, che l’anno scorso ha ricevuto il conferimento della sua “cittadinanza affettiva” a Serravalle di Filattiera o quello di Daniel Cepellini tornato a Tarasco di Dobbiana. Senza dimenticare le attività di promozione e il legame ancora molto forte alla terra di origine delle “ambasciatrici affettive” della Pilar Irureta e Andrea Bertocchi.

Un altro pronipote di emigrati in Uruguay da Licciana Nardi, si chiama Sergio Gabrielli ed è stato recentemente nominato segretario dell’associazione Toscanos de Salto, incarico che consentirà di proseguire il lavoro di promozione e valorizzazione dei territori d’Appennino. «Fare parte di questo gruppo è un piacere — afferma — così come essere ambasciatore del Parco dell’Appennino Tosco Emiliano, un luogo che non dimenticherò mai grazie a la sua bellezza e anche alla accoglienza ricevuta per lo staff del parco e per la gente dei suoi paesini e dei luoghi che abbiamo visitato. Aver visitato quella bella zona d’Italia di dove é partito mio nonno negli Anni Venti mi ha fatto rafforzare i legami con quella terra».

Come la storia di Daniel Cepellini, il cui trisavolo emigrò a Montevideo da Dobbiana di Filattiera nel 1944. Già il nonno era parrucchiere e truccatore e lui ha proseguito questo mestiere. Daniel è stato ricevuto la scorsa estate dall’intera comunità di Dobbiana, che nel piccolo borgo di Tarasco gli ha riservato una bella sorpresa, rievocando aneddoti, fatti e personaggi, prima di presentargli i suoi antichi parenti. I festeggiamenti sono poi proseguiti presso il Centro di Documentazione e Produzione Didattica adiacente all’area archeologica della Pieve di Sorano, alla presenza del sindaco di Filattiera, Lino Mori e allo staff del Progetto “Parco nel Mondo” dove è avvenuta la consegna dell’attestato di cittadinanza affettiva del Parco Nazionale per «il grande attaccamento dimostrato nei confronti della sua terra di origine che lo ha condotto in un lungo viaggio di ritorno nei luoghi della memoria alla riscoperta di Dobbiana di Filattiera e della Lunigiana dei suoi cari».

Natalino Benacci