Carrara, 9 dicembre 2012 -  ENTRI nella tenda allestita in Piazza Duomo per accogliere un presepe decisamente fuori dalle righe e ne esci profondamente colpito. Gli organizzatori (Romeo Buffoni, Robo, Federica Malatesta) avevano avvisato: non sarà il solito presepe tranquillizzante e sereno. Promessa mantenuta in pieno. Un Bambinello sofferente, in resina bianca, troneggia all’interno dello spazio buio ed opprimente, tappezzato con immagini di guerra e fame dal mondo. Accanto al tragico Gesù, quattro bidoni a rappresentare Giuseppe, Maria, bue ed asinello.

Li riconosci solo per colori e posizione. Intanto risuonano note di tradizionali canti natalizi, intervallati da dichiarazioni di guerra, suoni di mitragliatrice ed un’agghiacciante registrazione telefonica che testimonia appieno la mancanza di rispetto per l’essere umano. «L’installazione — spiegano gli ideatori — nasce dalla riflessione scaturita lo scorso inverno a seguito della morte di Olga, incinta di otto mesi, nella sua tenda collocata vicina ai binari della stazione di Avenza. Da qui la necessità di soffermarsi un attimo ora che ’Siamo tutti più buoni’ e riflettere sulle condizioni di vita che affliggono quattro quinti del nostro pianeta, sul prezzo pagato da molti per l’illusione di benessere di pochi». Entusiasta del presepe, alla cui inaugurazione, venerdì mattina, erano presenti numerose persone, il parroco del Duomo don Raffaello Piagentini: «E’ un presepe più realistico degli altri, mi piace molto perché ci ricorda che Gesù continua a soffrire attraverso la sofferenza di molti».


IL PARROCO ha addirittura benedetto l’istallazione con una preghiera ad hoc: «O Signore che sei sceso sulla terra non per far da te, fa’ che tutti coloro che vedranno queste cose riflettano sulla necessità di rimboccarsi le maniche per aiutare gli altri. «Questo Bambino — spiega l’autrice Malatesta — è stato realizzato da una foto: ne ho scorse molte, fino a che ho trovato quella di un bambino siriano: mi è sembrata adatta anche perché la guerra civile che sta sconvolgendo quel Paese è frutto di egoistici meccanismi occidentali». «E’ Natale, sogna anche tu, è Natale, non soffrire più...» si sente cantare da una vocina di bimbo: potente contrasto tra suono ed immagine. Tutto sapientemente contribuisce a creare una suggestione di dolore e partecipazione che lascia turbati all’uscita della tenda: vale la pena entrare.
 

Stefania Grassi