Massa Carrara, 4 ottobre 2012 - E' il trasporto più imponente mai fatto in Italia su una strada pubblica, uno dei più grandi in tutta Europa. Come Gulliver trasportato dai carretti dei lillipuziani, ieri sera il primo gigantesco modulo del progetto Gorgon, con dentro una turbina capace di generare 130 Megawatt di potenza, è uscito dal cantiere General Electric di Avenza, per arrivare al porto di Marina di Carrara.

Più che eccezionale, un trasporto ciclopico: primo capitolo di cinque megastrutture che saranno installate nell’isola di Barrow, paradiso ambientale a 60 chilometri dalla costa ovest dell’Australia, che dovranno generare l’energia elettrica necessaria all’impianto di estrazione e liquefazione del gas naturale. Una commessa da un miliardo e 700 milioni di dollari, la parte che è andata alla General Electric Oil & Gas, meglio nota come Nuovo Pignone, di un affare da 30 miliardi con la Chevron capofila nello sfruttamento del giacimento australiano.

E’ una storia che La Nazione raccontò in anteprima il 24 febbraio dell’anno scorso: un appalto capace di creare centinaia posti di lavoro, per tutelare un paradiso naturale, l’habitat delle tartarughe verdi da proteggere con una ferrea quarantena e con massimo un centinaio di persone che possono stare su quell’isoletta. Troppo poche per assemblare lì le grandi turbine per estrarre gas: meglio costruirle altrove, a Avenza appunto, e portarle lì con una nave.

«Ogni modulo pesa 2.300 tonnellate - elenca orgogliosamente Davide Iannucci, responsabile dell’operazione per Ge Oil&Gas -  è lungo 50 metri, alto 25 e largo 21. E’ come se spostassimo per strada un palazzo di otto piani. La prima turbina che entrerà in funzione sull’isola di Barrow, dove arriverà dopo 35-40 giorni di navigazione, produrrà energia per costruire l’impianto di estrazione. Entro la fine dell’anno nel cantiere di Avenza assembleremo gli altri quattro moduli, l’ultimo partirà per l’Australia entro l’estate 2013. Poi cominceremo anche la teleassistenza, la parte del service sugli impianti, che gestiremo dal quartier generale di Firenze».

Alberto Matucci, direttore generale di Ge-Nuovo Pignone parla senza mezzi termini di «un progetto destinato a marcare la differenza. Ci sarà un prima e un dopo Gorgon, senza alcun dubbio. General Electric aveva già prodotto moduli di generazione e di compressione, ma è stato con l’appalto australiano che si è deciso di investire sul cantiere di Avenza, per gestire questo progetto a livello di eccellenza planetaria. Abbiamo dovuto adottare accorgimenti particolari per rispettare l’ambiente di Barrow Island, che hanno comportato investimenti aggiuntivi. Ma oggi Chevron è talmente grata a questo progetto, che ha voluto adottare gli stessi standard per i suoi altri cantieri nel mondo, a cominciare da quelli navali Hyundai in Corea».

Il Nuovo Pignone innalza il gran pavese, è stata una notte da ricordare per un’azienda che vanta primati planetari e che ne aggiunge un altro. Accanto a Iannucci e a Matucci, c’è un terzo attore: Alberto Galbiati, ad di Mammoet Italia, azienda specializzata per i trasporti eccezionali. «Moduli di queste dimensioni ciclopiche non sono mai andati su una strada italiana - spiega Galbiati, pronto a diffondere il film sul trasporto anche nelle trasmissioni dedicate alle Megastrutture -. Noi abbiamo preparato carrelli telecomandati da un joystick, 4 treni da 38 assi ciascuno che si muovono in parallelo. Quel modulo viaggerà su 576 ruote per 144 assi totali, con i carrelli mossi da sei motori. Lavoriamo al 50% delle potenzialità, ci muoveremo in una situazione di sicurezza assoluta. Per percorrere il chilometro tra il cantiere e il porto i carrelli impiegheranno ore, a una velocità media di 400 metri all’ora». Ogni lunga marcia inizia con un piccolo passo. Ieri notte il gigante della Ge è stato caricato sulla nave, salperà per l’Australia tra qualche giorno, dopo una passerella per i curiosi. Vanità legittima, visto che, per salvare un paradiso, ha stimolato il cervello e il lavoro di centinaia di ingegneri. Con cuore e testa a Firenze e ad Avenza.

Pino Di Blasio/Guido Bacicalupi