Carrara, 18 marzo 2012 - Ucciso da una malattia rara a soli trent’anni. La tragedia, ieri attorno alle tredici, al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea. Qui il giovane era stato portato in ambulanza dall’abitazione della fidanzata, ad Arcola. A nulla sono valsi tutti i tentativi dei medici del pronto soccorso e dei rianimatori per strapparlo alla morte. Il giovane, giunto in arresto cardiaco, si è spento dopo circa un’ora.

Si chiamava Simone Rossi e abitava a Carrara. Soffriva da una decina d’ anni della sindrome di Marfan, una malattia ereditaria del tessuto connettivo che coinvolge principalmente il sistema cardiaco e le ossa. Simone aveva lottato in tutti questi anni con grande coraggio.

Nel dicembre scorso aveva raccontato la sua esperienza anche a La Nazione, denunciando il fatto che, in una giungla di falsi invalidi, si era visto riconoscere un’invalidità del 67 per cento. Per la burocrazia non era abbastanza malato per aver diritto a un posto di lavoro protetto, ma neppure tanto in salute da poter programmare una vita normale e garantire alla sua fidanzata un futuro, per quanto breve, insieme. Voleva sposarla presto. Un grande coraggio di Simone che fra una terapia e un ricovero aveva trovato il tempo e l’energia per suonare il basso.

Aveva deciso di far sentire la sua voce in un mondo dove chi non urla non viene ascoltato. E negli ultimi tempi aveva gridato non per avere assistenza, come sarebbe suo diritto, ma per avere un lavoro e camminare con le proprie gambe almeno fino a quando la malattia glielo consentiva.

Il giovane aveva subito due operazioni al cuore, cercando di rendere normale la sua vita. Iscritto al collocamento mirato, aveva bussato la porta a sindacati, patronati, assistenti sociali. Voleva incontrare il sindaco Zubbani ma non c’era mai riuscito. I familiari di Simone hanno dato l’assenso all’espianto delle cornee, prelievo che è stato eseguito nel reparto di rianimazione ieri pomeriggio. I suoi occhi daranno la vista a un malato che così potrà evitare la cecità grazie a Simone.