La Spezia, 1 marzo 2011 - Si è reso conto di aver colpito con il coltello, e quando è salito sull’auto per fuggire lo avrebbe detto chiaramente agli amici. «Ha avuto la percezione di aver dato la coltellata — sostengono i carabinieri — e quando domenica pomeriggio si è presentato per fornire la sua versione, dichiarando il contrario, non sapeva che noi avevamo già ascoltato i giovani che erano con lui».

 

Sono proprio le testimonianze rilasciate ai militari dell’Arma dagli amici, a mettere di fronte alle proprie responsabilità Davide Tenerani, il 24enne di Carrara in stato di fermo, accusato dell’omicidio volontario di Jonathan Esposito durante la tragica rissa di domenica mattina all’uscita dall’Arci Shake di via della Concia.
A questo bisogna poi aggiungere la testimonianza di chi l’avrebbe visto scendere dall’auto, infliggere il colpo mortale e risalire.

 

Pur avendo, inconsapevolmente, collaborato alla ricostruzione dei fatti, i quattro amici restano comunque indagati per favoreggiamento. Perché una volta appreso quanto accaduto, avrebbero dovuto denunciarlo invece di fuggire e assecondare il presunto omicida. Nell’immediatezza hanno persino contribuito al suo tentativio di depistaggio.

 

L’arma del delitto, un coltello probabilmente a serramanico, non è stata ancora trovata. Ma emergono nuovi particolari dalle indagini del reparto operativo dei carabinieri della Spezia, seguite in prima persona dal comandante provinciale Paolo Zito con il tenente colonnello Giovanni Semeraro e il capitano Nicola Guercia. I militari dell’Arma, grazie alle testimonianze dei presenti, sono stati abilissimi a rintracciare poche ore dopo la tragica aggressione tre dei 24enni che erano nella Golf station wagon grigia ripartita di corsa per Carrara. Il quarto, A.C., colui che era alla guida, si è presentato spontaneamente ai carabinieri nel pomeriggio, mezz’ora dopo Tenerani.

 

La golf è intestata alla mamma farmacista di Davide Tenerani, ma i carabinieri non sapevano neppure di che modello si trattasse, perché non erano in possesso del numero di targa ed inoltre i testimoni avevano indicato erroneamente una Passat. Sapevano però che in quell’auto c’era il figlio della farmacista e sono andati di prima mattina a casa sua, in centro a Carrara, a cercarlo. Ma non lo hanno trovato. Il ragazzo, pur avendo la residenza con la madre, vive infatti in un altro appartamento di famiglia a Marina.

 

Nel frattempo i carabinieri, alle 6.30, avevano già bussato in casa di G.A. che stava dormendo e poco dopo anche da L.B., quindi hanno rintracciato M.S. che pur essendo venuto alla Spezia con la Golf, nella concitazione della fuga era stato ‘dimenticato’ dagli amici. La quinta persona tornata a Carrara con l’auto, infatti, è una ragazza risultata estranea all’aggressione. M.S. invece ha dovuto prendere il treno e quando i carabinieri sono andati a cercarlo lo hanno trovato malconcio, tanto che prima di condurlo in caserma per ascoltarlo, lo hanno accompagnato al pronto soccorso del Sant’Andrea, dove i medici gli hanno stilato un referto di dieci giorni per lesioni ad un occhio, al torace e a un ginocchio. Anche Tenerani aveva una ferita al dito indice della mano destra che, secondo gli inquirenti, si sarebbe procurato sferrando il fendente mortale.

 

Messi alle strette dai carabinieri sin di prima mattina, gli amici avrebbero raccontato che Tenerani aveva avuto la percezione della coltellata inferta. Ma anche che ha fatto spegnere i telefoni cellulari a tutti, togliendo le carte sim, mentre lui ha distrutto la sua. Non solo, poichè, i vestiti di Tenerani erano sporchi di sangue, li ha portati addirittura alla nonna di uno degli amici per lavarli. Gli abiti sono stati recuperati dai carabinieri nella lavatrice, bagnati ma ancora con del del sangue che verrà analizzato. Tracce di sangue sono state rinvenute anche sulla Golf, che è sotto sequestro.