Massa, 6 ottobre 2010 - Quando, per la legge, il parto non è un impedimento al lavoro. L’avvocato Francesca Galloni avrebbe dovuto presentarsi ieri mattina in aula dal giudice di pace per seguire un processo penale cinque giorni dopo essere diventata mamma. Impossibilitata per le ovvie conseguenze psico-fisiche del lieto evento, ha presentato un’istanza di rinvio, affidata alla collega d’ufficio, Sara Trovato.

 

Il giudice, Vincenzo Locane, ha ritenuto però l’istanza non sufficiente e chiesto un certificato medico. La Trovato ha consegnato sia l’istanza di rinvio che il certificato, ma il pm ha obiettato che mancava il codice fiscale e il certificato avrebbe potuto essere anche di un’omonima: quindi è stato nominato come sostituto un avvocato d’ufficio. Francesca Galloni, informata della situazione, ha preso la sua bimba appena nata e si è fatta accompagnare in aula dal marito per chiedere chiarimenti.

 

Sentendosi offesa nel suo ruolo di donna, madre e lavoratrice, ha messo così in atto la sua protesta rivendicando i propri diritti. "A Lucca è stato approvato un regolamento che consente alle donne avvocato almeno due mesi di riposo dopo il parto, con il rinvio dei processi — spiega Galloni — . Mi aspettavo maggior comprensione. Capisco che ci sono dei regolamenti e bisogna applicarli, ma molti processi vengono rinviati per cause banali. E’ stato fatto il processo senza di me e poi rinviato, come in tanti altri casi: questo significa umiliare il mio lavoro, mi riservo di fare segnalazioni agli organi di competenza".

 

L’avvocato Galloni ha ricevuto la solidarietà dei colleghi. "Si dice di voler incentivare la maternità — si sfoga l’avvocato — ma poi ci troviamo di fronte a queste situazioni".