{{IMG_SX}}Carrara, 26 febbraio 2009 - Mattoni friabili, cotti male e troppo leggeri per reggere una struttura di 5 piani. Sono loro, i materiali ottocenteschi, i principali imputati del cedimento delle colonne del Politeama 'Verdi' che lo scorso 23 giugno misero a serio repentaglio la sicurezza dello storico edificio di Piazza Farini, imponendo al sindaco un ordine di evacuazione.

 

Pertanto è necessario un serio intervento di ristrutturazione e consolidamento che risani il palazzo una volta per tutte. Questo il verdetto, già preannunciato dal nostro giornale le scorse settimane, del professor Raffaello Bartelletti, da 50 anni massima autorità in materia di consolidamenti (suo fu il progetto per la Torre di Pisa) al quale la proprietà del Politeama e il Comune affidarono, l’indomani del cedimento, l’indagine statica volta a individuare le cause del dissesto e a valutare la sicurezza delle strutture portanti dell’edificio.

 

Così ieri, l’ingegnere ha presentato al sindaco Angelo Zubbani l’esito delle sue indagini, riconfermando la responsabilità di cedimenti e lesioni ai mattoni ottocenteschi usati dall’architetto Leandro Caselli, fratello del più celebre Crescentino della scuola torinese di Antonelli. E "per togliere ogni dubbio e ogni fantasia che sulla questione si sono dipanati in questi mesi", il sindaco ha voluto che fosse lo stesso Bartelletti a comunicare alla stampa l’esito dei suoi studi.

 

"Caselli - è stata la spiegazione del professor Bartelletti - pur riuscendo in una evoluzione ardita che tende a ridurre la struttura portante interna a favore di ampi volumi, non ha tenuto conto che un edificio così alto non poteva essere supportato da colonne di quelle dimensioni e realizzate con quelle malte e con quei mattoni".

 

In sostanza dallo studio endoscopico effettuato risulta che "i carichi agenti sui pilastri rapportati alle dimensioni delle colonne esercitano una pressione troppo elevata. La media calcolata nell’edificio è di 20 chili al centimetro quadrato. Normalmente un mattone sano porta fino a 300 chili, ma per i materiali usati nel Politeama, anche 20 chili si sono rivelati fatali".

 

Mattoni cattivi, quindi, leggeri e cotti male che non hanno retto la tensione del carico e che, nel corso del tempo, si sono rilevati del tutto inadatti - è il pensiero di Bartelletti - per quella costruzione. Nessuna responsabilità, quindi per i lavori effettuati nell’edificio in questi 20 anni che al massimo possono essere state 'concause' del disastro, ma non lo hanno certo determinato.

 

"Si tratta - ha spiegato il professore - di piccoli incrementi di peso che non possono aver compromesso la stabilità. Sono stati resi abitabili i sottotetti, alzate le soffitte, ma l’aggravio è stato ininfluente. Al massimo possono aver conferito il colpo di grazia a una struttura già poco sana di per sé". E visto che nessuno di coloro che hanno messo le mani sul Politeama negli ultimi 20 anni ha mai pensato a studi strutturali e a monitoraggi sulla staticità, le conseguenze sono adesso sotto gli occhi di tutti.

 

E se al momento non c’è alcun pericolo per l’agibilità degli ottanta appartamenti e negozi, il sindaco ha commissionato allo stesso Bartelletti il progetto esecutivo per la messa in sicurezza che consisterà nel rinsaldare con nuove malte e ingabbiature le cento colonne portanti dei piani interrati, terra, primo e secondo. "Abbiamo intenzione di fare presto - ha dichiarato il sindaco, presente l’assessore all’Urbanistica Andrea Vannucci - per arrivare a un progetto in massimo 90 giorni e consolidare, a spese delle proprietà private, l’edificio una volta per tutte e restituirlo ai cittadini".

 

E visto che Caselli junior firmò altri palazzi in città come la scuola 'Saffi' e la Banca d’Italia di via Verdi, il sindaco ha pensato a un monitoraggio anche in quelle strutture per evitare rischi analoghi al Politeama.